LA PACE SI DIFENDE CON LA DIPLOMAZIA NON CON LE ARMI

Soffiano di nuovo venti di guerra in Europa lungo il confine tra Russia e Ucraina. Alla base, secondo quanto raccontano i mezzi d’informazione, ci sarebbe la domanda di ingresso dell’Ucraina nella NATO, contrastata dall’interesse russo a non avere la NATO alle porte di casa. Legittima la domanda di un paese sovrano, salva l’approvazione degli altri paesi della NATO che dev’essere unanime; comprensibile l’esigenza di sicurezza ai confini da parte di un altro paese sovrano. Ma la difficile composizione di questi interessi non può essere affidata alle armi. La minaccia di un intervento armato da parte della Russia scatenerebbe una ferma risposta da parte dei paesi occidentali non solo in termini di sanzioni economiche ma anche in termini militari. Le conseguenze di un conflitto di questo genere nel cuore dell’Europa sarebbero incalcolabili sia perché la contesa è tra potenze nucleari e sia perché sancirebbe definitivamente un mondo diviso in due blocchi contrapposti con le rispettive sfere d’influenza: i paesi occidentali da una parte e quelli orientali, capeggiati dall’asse russo-cinese, dall’altra. La soluzione della crisi in Ucraina non è la guerra ma la diplomazia. Purtroppo, però, l’ONU è impotente, bloccata dal potere di veto reciproco dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, tra cui Russia e Stati Uniti, oltre Cina, Regno Unito e Francia. È dunque decisivo il ruolo dell’Unione europea nel suo complesso e dei singoli stati europei, aderenti alla NATO. L’Italia, in particolare, deve impegnarsi a svolgere attivamente un’azione diplomatica ad oltranza per fedeltà allo spirito dell’art. 11 della Costituzione,. Perciò, come gruppi, movimenti, associazioni, organizzazioni sindacali e comunità religiose riteniamo strategico, al fine di far prevalere l’opzione della pace in questo come in qualsiasi altro conflitto, che il Governo italiano si impegni – a favore di un rilancio del ruolo effettivo dell’ONU attraverso la sua democratizzazione; – contro una strategia espansionista e interventista da parte della NATO, specificamente rinviando l’esame della richiesta di adesione finché non cessi fattivamente la minaccia di ricorso alle armi; – per una nuova architettura della sicurezza europea che garantisca tutti gli attori coinvolti e assicuri pace e giustizia sociale ai popoli. Auspichiamo poi, quali gruppi operanti a Bari, la città di San Nicola che unisce russi e ucraini, che le comunità cristiane, che si riuniscono per ricordare l’incontro interreligioso del Mediterraneo di due anni fa, prendano ogni opportuna iniziativa perché la pace sia preservata lungo il confine di tutto l’est europeo. Per sostenere le ragioni di questo appello invitiamo la cittadinanza a partecipare al presidio che si terrà SABATO 26 FEBBRAIO ORE 10.00 DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BARI Nell’occasione una delegazione dei promotori chiederà un incontro con il Prefetto per consegnare l’appello.

Bari, 20/02/202

Sabato 26 febbraio, alle ore 10:00,

davanti alla Prefettura di Bari,

si terrà un presidio contro la guerra in Ucraina.

L’ADIRT ha dato la sua adesione.