Diario di viaggio

l’Epiro 

1 – 9 maggio 2013

di Elisa Cataldi

Antiche terre d’Acheronte

1° maggio: la partenza
Pullman da Bari alle 16,00 per arrivare a Brindisi in tempo per l’imbarco alle 19,00. Il pullman è molto grande (per noi, 28 partecipanti) e molto moderno, verde pisello, viene da Policoro ed è guidato da Renzo, giovane ed aitante lucano.
Arriviamo puntuali a Brindisi sul molo di Costa Morena e, espletate le formalità d’imbarco, alle 18,45 siamo sulla mtn. Catania della Grimaldi.
L’uscita dal porto di Brindisi è quanto mai emozionante: il tramonto, il castello Aragonese visto da tutti i punti di vista possibili e… perfino un gruppo di delfini che saltando di quando in quando in superficie, accompagnano la nostra uscita dal porto!!!

Brindisi – Uscita dal porto

La cabina è molto confortevole, ha l’oblò, il bagno etc. ma… magra soddisfazione perché la sveglia è alle 02,00 e lo sbarco a Igoumenitza alle 03,00!!! Il fuso orario qui comporta 1 ora meno che in Italia.

2 maggio

Qui conosciamo Demetra Potsika, la guida greca di Atene che, solerte e perfettina, ci aspetta sulla banchina.
Eccoci, intontiti dal sonno e disorientati, subito una prima colazione nel bar di un albergo vicino, una lavata di faccia e… via sul pullman, comincia il tour!
La levataccia viene subito dimenticata quando Demetra ci fa scendere in una bellissima località di montagna, con un bel fresco frizzantino ed energizzante, ai piedi di impervi rilievi rocciosi fatti di “Scisto” stratificato di origine marina.Antichissimi ponti costruiti da privati, dai quali prendono il nome, ad uso e beneficio della comunità, attraversano fiumi verdissimi perché molto superficiali. Il primo che vediamo è il ponte Kokkorus del 1750 sul fiume Voidomàtis (= occhio di mucca), un affluente dell’Aoò, che finisce in Adriatico.

Ponte Kokkorus

Arriviamo quindi ad un magnifico ponte a 3 campate irregolari, si chiama Plakìda ed è più recente, del 1820.

Ponte Plakìda

Cominciamo a notare il gran numero di Edicole sacre: bellissime, ovunque, un altarino con fiori e lumino a olio (bottiglia presente affinché chiunque passi possa alimentare il lumino). Sono in genere offerte da una persona che è scampata ad un incidente stradale, ad una Madonna, ad un Santo che magari ha la chiesa lì nei pressi e c’è sempre anche il nome del miracolato.

edicola sacra a Kipi

EPIRO (alfa privativa + piros) vuol dire senza fine, montagne infinite. E’ la regione nord occidentale della Grecia e confina con la Macedonia. Abitata dagli antichi DORI, attualmente anche a causa dell’impervia geografia ha una densità abitativa bassissima.
Qui ci sono i 48 paesini della “Zagorohoria” o “dietro le montagne” che quindi da Joanina non si vedono. Ci fermiamo, fra questi, a Kipi: quattro case, tutte a 2 piani (al piano di sotto si mangia oppure ci sono gli animali, al piano di sopra si dorme), rigorosamente col tetto di ardesia, tutte col proprio fioritissimo giardinetto, l’immancabile edicola sacra e la piazzetta con un enorme albero al centro, intorno al quale, durante le feste patronali o ai matrimoni, si snodano le danze (“paneghiri”). Umani praticamente assenti.

Kipi

La montagna innevata che si vede all’orizzonte, si chiama TIMFI è alta circa 1800 mt. e fa parte della catena del PINDUS, vera spina dorsale della Grecia.
Le piogge urtano contro questa catena montuosa senza superarla, quindi l’occidente della Grecia è molto più verde dell’oriente (Tessalia), che risulta più arido e meno fertile.
Ci avviamo per un sentiero in ripida salita, pieno di erbacce, verso la Chiesa Aghios Nicholas. E’ in corso una funzione religiosa, ma questo non ci impedisce di apprezzare la bellezza dell’ubicazione (in alto sulla collina), del piazzale antistante col solito bellissimo albero e poi dei portali, dei camminamenti esterni e della chiesa vera e propria.

Aghios Nicholas

Lungo la discesa, ci soffermiamo alla fontana (ne troveremo più avanti, anche un’altra): Demetra ci racconta che erano costruite da privati e venivano frequentate soprattutto dalle donne, non tanto per lavare i panni, quanto per riempire gli orci di acqua da bere, ma spesso rappresentavano l’unica occasione in cui i giovanotti del paese potevano adocchiare la possibile sposa.
Arriviamo quindi, attraverso un altro bellissimo ponte a 3 campate, ad un antico mulino.

antico mulino

Ogni mulino si trova sempre vicino al fiume e quindi vicino ad un ponte. Nel mulino si macinava il grano, ma veniva usato anche per lavare panni molto grandi o i materassi che, da queste parti si usava mettere a terra per dormire oppure intorno a tavoli da pranzo molto bassi. Il mulino, in pietra viva, ha all’interno un soffitto fatto tutto di travi in legno e poi la macina, il camino etc. Il posto è bellissimo, molto verde, il fiume quasi tutto in secca, ma sul greto sassoso… magia, in un certo punto, un turbinìo di farfalle “Podalirio”: era il loro nido ? cercavano qualcosa?…Bellissimo!

farfalle Podalirio

Quindi, attraverso vie affollate di mucche, circondati da rocce di scisto di tutti i colori (“la foresta di pietra”), siamo arrivati a MONODENDRI. Qui abbiamo fatto una passeggiata sulla montagna, sul bordo delle Gole di Vikos, in un panorama ardito e mozzafiato.

foresta di pietra

Poi il pranzo (“Suvlaki” = spiedini di carne) e, dopo pranzo, è stato fatto un appello ai più “arditi” perché per visitare il monastero di Aghia Paraskevi, bisognava fare una strada tutta in salita, sotto il sole e…con la pancia piena! Fatto!

gli arditi di Aghia Paraskevi

Ma gli “arditi” sono stati premiati dalla visita di un monastero del 1412, ricchissimo di coloratissimi affreschi, con tanto di giovane prete che dipingeva icone e poi da una ulteriore salita ripidissima ma dalla vista eccezionale. Qui Demetra, rispondendo ai nostri interrogativi, ci dice una cosa molto strana: i preti ortodossi possono sposarsi solo prima di diventare preti, poi non più!
Tornati ad unirci col gruppo, ripristinate le riserve idro-saline, siamo saliti in pullman per raggiungere l’albergo a JOANINA. “Grand Hotel Serai”: bellissimo!!! Una hall da nababbi con un tavolo pieno di uova colorate ed altri simboli pasquali, lampadari giganteschi di sfavillante cristallo e… un ristorante sospeso sull’acqua di una enorme piscina!!!

Venerdì 3 maggio

In visita a Joanina, capoluogo dell’Epiro, costruita sulle rive del lago omonimo, ai piedi della montagna Mitzikeli (1800 mt), della catena del Pindo.
Bizantina dal 1200 fino al 1400, (frequenti in quest’epoca i matrimoni con etnìe diverse, anche italiane –per es. gli Acciaioli di Firenze), dal 1453 viene conquistata dai Turchi che intensificano il commercio con l’Europa.
Centrale, di pellami, di argento, di sete, portando la città, fino al 1600, ad una prosperità mai conosciuta prima.
Pare che, a testimoniare la tolleranza e l’ecumenismo di quel periodo, nel 1618 vi fossero 18 moschee, 2 sinagoghe, 6 chiese.
Dal 1788 al 1820 divenne poi, capitale di un importante stato semindipendente governato dal leggendario Ali Pasha, albanese di Tepelèni. Alla morte di questi, la città rimase sotto il dominio turco fino al 1913, conservando per tanto una fortissima impronta orientale e la caratteristica di un punto d’incontro di popoli e religioni diverse: musulmani, ebrei, islamici etc.
La Cittadella è una piccola penisola sul lago, circondata da mura bizantine (XI sec), costituita da un dedalo di stradine di aspetto tipicamente turco. All’interno di essa ci sono 2 colline fortificate, una dedicata alle attività amministrative e di governo, l’altra, la città vera e propria, con gli edifici religiosi.

La Biblioteca di Joanina

Il primo edificio è l’Accademia di Cavalleria (1720), poi la bellissima Biblioteca (1500) recentemente ristrutturata, quindi all’interno, dopo il bellissimo portale, la moschea Aslan Aga col suo alto slanciato minareto, circondata da sepolture turche con iscrizioni in arabo (i caratteri latini saranno adottati solo da Kemal Ata Turk, nel 1920, in dissenso con l’Islam più conservatore!),

Moschea di Aslan Aga

il “Ridotto” fortificato con il mausoleo di Ali Pasha, la moschea Fetihie e l’ex Palazzo Reale Ed infine, all’interno della “Medressè” (scuola per bambini poveri), una sinagoga, una moschea, un museo bizantino Si va quindi a visitare il Museo in un moderno edificio al centro della città. Qui facciamo finalmente conoscenza con Pirro, re dell’Epiro nonché con un bellissimo sarcofago (II-III sec d.C.) con scene dell’Iliade, gioielli, statuette votive e tavolette in piombo con richieste di oracoli, provenienti dal santuario di Dodona.

Pirro

Demetra ci ricorda a questo punto, che la nostra consolare via Appia continua in Grecia con la via Egnatia che da Igoumenitza, passando per Joanina e poi per Salonicco, in Macedonia, arriva fino ai confini con la Turchia.
E finalmente a pranzo, dove si mangia agnellone – one –one arrostito alla famosa
grasta”, un pentolone di latta con coperchio legato ad una catena e questa al soffitto, che si poggia sulla brace e con la stessa viene anche ricoperto.

La “grasta”

Dopo pranzo, in traghetto, arriviamo sull’isola del lago di Joanina (“Tam Bottide”.)
Durante la navigazione Demetra ci racconta la leggenda della signora Frosìni (“Kira Frosini”), legata a questo lago. Muktàr, figlio di Ali Pasha, sposa la bella Frosìni e le regala un importante diamante di famiglia. Lei se lo vende ma, dopo varie vicissitudini, l’anello torna alla corte dove una delle mogli di Ali Pasha lo riconosce come proprio. Questa donna chiede quindi al sultano di vendicare l’offesa. Fu così che Frosìni e 17 sue cameriere vengono messe su di una barca e, mandate al largo, fatte annegare nel lago.
Sull’isola c’è un incantevole piccolo villaggio con molti ristoranti, negozietti e monasteri riccamente affrescati (alcuni con l’”epitaffio”pronto per la processione di questa sera), ma soprattutto c’è il bellissimo palazzo nel quale Ali Pasha fu assassinato.

lago di Joanina

Si rientra quindi in albergo dove ci attende una rapida cena e poi via per processioni del Venerdì Santo, dette Epitaffio”! Si raggiunge facilmente a piedi la piazza principale della città, dove è allestito un grande palco per l’orchestra e dove la folla si va radunando in modo preoccupante. Demetra con alcuni di noi si avventura fino ad una delle chiese dove la gente, vestita a festa e rigorosamente munita di candela marrone, aspetta che l’epitaffio venga portato in processione dalla chiesa alla piazza.

Epitaffi

L’Epitaffio è un baldacchino tutto ricoperto di fiori, che contiene un’immagine della Passione di Gesù. Ben presto confluiscono in piazza gli Epitaffi delle varie chiese, l’uno diverso dall’altro, accompagnati da preti, fiumi di gente e, l’ultimo, addirittura da soldati armati.

scorta armata agli Epitaffi

A questo punto devo ricordare che gli Ortodossi, in Quaresima (52 giorni) sono in rigorosa Astinenza che consiste nel divieto assoluto,ogni mercoledì e venerdì, di consumare proteine animali ed olio. Così per i 40 giorni che precedono il Natale (ma in questo caso il pesce è consentito purché col sangue – no molluschi, cozze etc.), nei 15 giorni prima di S.Pietro e Paolo e nei 15 giorni prima di Ferragosto. Un bel modo per disintossicarsi!!! E la nostra guida sembrava molto osservante: consumava sempre quello che si portava appresso nella sua busta di plastica, mai quello che mangiavamo noi!

Sabato (Santo) 4 maggio = la giornata degli Oracoli

Cominciamo con DODONA, ai piedi della montagna Todalos, sede di un importante oracolo inizialmente dedicato a Diona (Zeus Naios, Zeus Dia = Diona), madre di Zeus, poi proprio a Zeus, risalente, pare, al II millennio a.C., successivamente “superato” da Delfi. Il fruscìo delle fronde di una quercia sacra, prediceva il futuro e assicurava la benevolenza degli dei. Il complesso monumentale è molto ben conservato, soprattutto il teatro con le sue possenti mura alte più di 20 mt, e la cavea, tutt’ora usata per spettacoli all’aperto; ben visibili anche numerosi edifici sacri e la “casa dell’oracolo” dove era situata la quercia sacra.

Dodona

Quindi siamo andati ad EPHIRA per visitare il “Necromanteion”, luogo dove si poteva entrare in contatto con i morti. Ephira è un piccolo villaggio inondato dal sole, costituito da casette piene piene di fiori curatissimi e variopinti (come abbiamo potuto ammirare per tutto l’Epiro). Attraverso queste immagini di luce e di colori, siamo arrivati alla “magìa nera” del Necromanteion, un luogo di pietre millenarie (III sec. a. C.) bruciate dal sole (vipere!?) che, nel punto in cui il fiume Cocìto si unisce all’Acheronte, attraverso un labirinto portano ad un ipogèo con un susseguirsi di arcate invero un po’ inquietante.

Necromanteion

Qui le persone, dopo aver lasciato le loro offerte nelle capaci giare dell’ingresso, venivano “disorientate” sia dall’attraversamento del labirinto, sia dalla somministrazione di sostanze allucinogene: il tutto serviva a rendere molto verosimile il contatto con i morti! Il pranzo (finalmente pesce!) ci è stato offerto in un luogo all’aperto, molto ameno.
E dopo pranzo, in un clima euforico e festoso, gita in barca sull’Acheronte: prima sul cristallino tratto di Mare Ionio nel quale il fiume sfocia, poi dalla foce, su per il fiume fino all’incontro di questo col fiume Cocìto, circondato da una fitta vegetazione aggettante sulle acque.

in barca sull’Acheronte

Sulla via del ritorno abbiamo fatto una sosta per ammirare dal basso (e da molto lontano) la famosa scultura “il ballo”: una serie di statue in pietra ricorda il sacrificio volontario delle donne greche che, pur di non cadere nelle mani dei Turchi, cantando e simulando passi di danza, si buttarono giù da una rupe.

scultura “il ballo”

Arriviamo così ad ARTA, in un albergo che, ….delle 4 stelle annunciate, strada facendo, ne aveva perduta qualcuna. Ma la serata si annuncia lunga ed emozionante, quindi via, in allegria!
Dopo una doccia veloce, scendiamo nella hall dove Demetra cerca fra grandi difficoltà, di insegnarci una canzoncina in greco: ci tiene molto! poi, verso le 22,30 in pullman alla chiesa Parigotissia per assistere ai riti pasquali. Si tratta della chiesa metropolitana, stranissima, molto antica (1300 circa), di forma quadrangolare con grande cupola centrale e 5 cupole più piccole, dedicata al culto di S. Crisòstomo. Già fuori vediamo pendere da un pilastro della recinzione esterna, un fantoccio che simula un impiccato l’immagine, invero molto macabra, deve evocare il ricordo di Giuda e sarà incendiata a mezzanotte. Nella Chiesa facciamo in tempo a sederci ai primi posti, prima che si riempia di gente vestita in modo molto elegante (…come se andasse in discoteca!). Cominciano canti, litanìe, incensi e riti vari, finché, a mezzanotte, la Anàstasi (=la Resurrezione!) Il prete accende le candele dei presenti col fuoco arrivato da Gerusalemme, poi esce nel piazzale antistante la Chiesa e benedice tutti i presenti armati di candela bianca (anche noi!!!): il Giuda sta bruciando, sparano fuochi d’artificio, le campane suonano a distesa (sospese fra 2 rami di un albero, il batacchio legato ad una corda tirata a turno da 2 ragazzini, che letteralmente si appendono e si sospendono ad essa)… e tutti a scambiarsi gli auguri: ….Christòs anèsti ! (= Gesù è risorto) e l’altro risponde: Alitòs anèsti…(= è risorto davvero!) e anche noi!

processione per la Resurrezione

Torniamo in pullman tutti emozionati con le candele accese e via in albergo dove ci aspetta … il cenone di Pasqua: uova rosse e una zuppa a base di interiora di agnello (“Majeritza”) che, vista l’ora tarda ed anche …gli ingredienti, non riscuote il successo sperato! L’uovo rosso (sodo e dipinto) va urtato per il polo con quello dell’amico: vince chi riesce a non farselo rompere!

Domenica 5 maggio: Pasqua

Dopo una pigra mattinata libera passata in albergo a chiacchierare intorno alla piscina, dopo pranzo andiamo a PARGA, piccolo delizioso villaggio di pescatori in una insenatura dominata da una fortezza veneziana del 1500 (leone di S. Marco !), di fronte ai 2 pittoreschi isolotti di Paxos ed Antipaxos.

Parga

Purtroppo (o per fortuna) i vari negozietti erano chiusi per la Pasqua ed inoltre è anche cominciata una fastidiosa pioggerellina che ci ha fatti tornare presto in pullman.
Sulla strada del ritorno abbiamo visto la Laguna Koronissìa, una desolata pianura paludosa , formata dal delta dei mitici fiumi Cocìto ed Acheronte, i due fiumi del regno dei morti. Qui c’è un consorzio per la produzione della Bottarga (“Argo Tàrakos”) di muggine (Cèfalo).

laguna Koronissìa

In pullman Demetra ci fa ascoltare un po’ della loro musica preferita (Nikolas Skalkòtas).

Lunedì 6 maggio

La giornata è dedicata alla visita di ARTA. Antica cittadina di impronta turca, nella piana del fiume Arathos, caratteristica per il gran numero di bellissime chiese bizantine, dell’epoca in cui la città era capitale dell’Epiro (XII-XIV sec.)
Cominciamo dal Castello bizantino costruito da Michele II di Epiro nel XIII sec. (chiuso per lavori): una poderosa fortezza coronata da 18 torripoi la Chiesa di San Basilio (Hagios Vasilios), anch’essa chiusa, ma con un esterno meraviglioso, fatto tutto di mattoncini con innesti in ceramica invetriata a smalti polìcromi e rilievi in cotto;

San Basilio

la Chiesa di Santa Teodora preceduta da un bel porticato, con un prezioso interno a 3 navate (XIII-XIV sec) contenente grandi capitelli paleocristiani reimpiegati su sottili colonne e la tomba di Teodora moglie del despota di Epiro Michele II, con delicata decorazione scultorea;

Santa Teodora

il Tempio di Apollo, il piccolo Teatro ed ancora la Parigotissia (dove 2 sere fa avevamo assistito alla Resurrezione), nella quale abbiamo potuto soffermarci sulla stranissima architettura dell’interno con una triplice galleria a due piani e una cupola ornata da un mosaico che rappresenta il Cristo Pantocratore corcondato da profeti e cherubini.

Parigotissia

Siamo quindi andati a visitare Kato Panàgia, monastero ortodosso femminile (suore) del XIII sec., sulle rive del fiume Arathos. Qui i fiori hanno avuto il netto sopravvento sull’interesse artistico: tanti, curatissimi, meravigliosi.
Ed ancora al Monastero di Vlaherna, antica, fumosa chiesa dedicata alla Vergine, con un esterno di mattoni ornati di sculture ed un prezioso interno con affreschi, pavimento a mosaico e numerosi sarcofagi scolpiti, tombe ed epitaffi dei Dùkas, despoti di Epiro.

affresco del Monastero di Vlaherna

E’ seguìto un magnifico pranzo al ristorante “Baracharis” quindi siamo tornati in albergo dove, nella sala Ristorante si festeggiava un Matrimonio con tanto di musiche e balli ed al quale alcuni di noi sono stati invitati a partecipare, condividendo torta e confetti.

Martedì 7 maggio

La giornata comincia con la visita del Ponte di Arta. Sulla strada per Joanina il fiume Arathos è scavalcato da un caratteristico ponte “a dorso d’asino” di tipo turco del 1600, a 4 larghe, irregolari campate.

ponte di Arta

Anche questo posto è legato ad una leggenda terribile: una serie di problemi impedivano al Protomastro di portare a termine l’opera. Egli decide così di fare …un sacrificio che gli favorisca la benevolenza degli dei: mura viva la moglie in un pilone del ponte (!!!) e così può finalmente completare l’opera. Nonostante la lugubre storia, il posto è molto bello, anche per la presenza, sulla riva, di un albero gigantesco, che ha resistito alle minacce del tempo e degli eventi esterni anche grazie all’aiuto umano E quindi a NICOPOLI, fondata da Ottaviano Augusto nel 31a.C., a ricordo della vittoria di Azio su Antonio e Cleopatra. Dal 28 a. C., per ricordare questa vittoria furono celebrate ogni 4 anni, per almeno 250 anni, i Giochi di Azio (Acti achtià).

Nicopoli

Bellissimi i pavimenti a mosaico delle 2 basiliche paleocristiane Nel piccolo museo pregevoli pezzi, lapidi romane e la famosa “Tabula Peutingeriana”.
Siamo andati poi in albergo per il pranzo e, nel pomeriggio, a PREVEZA, alla estremità meridionale del golfo Ambracico, una penisola di fronte ad Azio, quindi circondata su tre lati dal mare, importante centro commerciale in epoca Veneziana (1290), oggi conosciuta per le sue spiagge e per il caratteristico centro storico fatto di viuzze (la più bella “Seitan Bazar”), chiese e ville ottocentesche; conserva il Forte veneziano di San Giorgio, che però non si può visitare.

Mercoledì 8 maggio

LEFKADA. Legata alla terra ferma da un ponte mobile, è una delle più belle isole Joniche. La mattinata è libera, il tempo bellissimo, è l’ultimo giorno, i deliziosi negozietti sono finalmente aperti, finora chiusi per la Pasqua, e allora… shopping selvaggio! fino all’ora di pranzo che ci sarà servito in uno splendido ristorantino in riva al mare (“The Pinewood”).
Poi in battello fino alla mitica isola di Skorpios carica dei ricordi della saga degli Onassis, della infelice Callas, della opportunista Jackie Kennedy. Attualmente di proprietà di un ricchissimo russo. E lì, in mezzo al mare, un vero nubifragio ci costringe a chiuderci nel battello fino a terra, dove ci attende il nostro pullman che ci riporterà ad Igoumenitza per la cena, perché l’imbarco sarà alle ore 01,00. Arriveremo alle 9,30 a Brindisi, poi a Bari verso le 11,00 del 9 maggio.