DanteDì all’Adirt

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Sabato 25 Marzo 2023

ore 17:30

Via Istria n. 6 Bari

Il 25 marzo è il DanteDì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri.
La data è quella che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia ed è l’occasione per ricordare in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante con tante iniziative, anche on line, organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali.

Per il “DanteDí“, l’ADIRT invita Soci ed Amici, Sabato 25 marzo, presso la nuova sede in via Istria n.6, a condividere ad alta voce brevi letture, di Dante e su Dante, portate dai Partecipanti.

Sarà una bella occasione per riprendere i libri della Commedia da qualche mensola poco frequentata della libreria, per ricordare e scegliere i versi da leggere insieme nell’incontro di sabato, facendo rivivere alcuni versi nella lettura ad alta voce.

Antonio Pofi. Una Lettera da Gimma

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MARTEDI 21 Marzo, ore 17:30

Sede ADIRT, Via Istria, n. 6

Martedì 21 marzo alle ore 17:30,  l’Adirt nella nuova sede in Via Istria n. 6, presenta Una lettera da Gimma di Antonio Pofi. A cura di Gianni Pofi.

Un racconto autobiografico narrato con sincerità e semplicità. La storia di una vita travagliata e coinvolgente, da cui traspare il carattere tenace, la ricerca di realizzazione professionale, la volontà di riconoscimento sociale che ha sempre sostenuto l’Autore.

Ma nella narrazione si specchiano anche i grandi rivolgimenti politici, sociali e di costume avvenuti in Italia nel XX secolo, dalle miserie dell’arcaica società contadina del meridione alle illusioni del ventennio fascista e del colonialismo italiano, dalle resistenze alla modernità dei grandi latifondisti agli entusiasmi della ricostruzione post-bellica degli anni ’50 – ‘60

Risalta nel racconto una preziosa testimonianza su drammatici quanto quasi sconosciuti episodi di atroce violenza avvenuti tra prigionieri italiani in Kenya nel 1943-1944.

Michele Cecere dialogherà con Gianni Pofi. Letture di Lucia Aprile.

info.  339.4029450 – 338.6092628 

l’ADIRT a Napoli

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10 – 11 – 12 MARZO 2023

Il 9 marzo 2020 iniziava il lockdown. Ci siamo ritrovati chiusi in casa, la nostra vita “normale” spazzata via, i nostri viaggi di conoscenza svaniti nel nulla.

Ora, dopo tre anni, ci riproviamo partendo proprio da quell’ultimo viaggio a Napoli, rimasto quasi sospeso in una dimensione irreale.

A Napoli il mito non è mai distante dal reale. Italo Calvino diceva che le città non sono solo un labirinto di strade, ma anche un paesaggio dell’anima.

Ecco dove avrebbe voluto trovare casa, perche lì la Sanità sa come da nessun’altra parte di ventre materno, primogenitura, principio di un lunghissimo passato mai passato, silenzio e tumulto di un fuoco che continua a covare sotto la cenere.” Ermanno Rea, Nostalgia

IL VIAGGIO

VENERDI 10 marzo 2023, partenza.

Arrivo a Napoli intorno alle 12.00 

Percorso a piedi per raggiungere Gallerie d’Italia dove visiteremo la Mostra “Artemisia Gentileschi a Napoli” 

A seguire passeggiata a Toledo sulla tematica relativa ai Luoghi legati a Matilde Serao (Angiporto Galleria/Piazzetta Matilde Serao, Galleria Umberto).

Visita al MUSAP – Museo Artistico Politecnico di Napoli a Palazzo Zapata, la storia di Napoli in un viaggio immaginifico dalla Belle Epoque all’arte contemporanea. “Immergersi nelle preziose sale di MUSAP è come tuffarsi in un luogo fuori dal tempo

SABATO 11 marzo 2023

Transfer in bus al Rione Sanità – La Basilica di Santa Maria della Sanità un autentico museo della pittura napoletana del XVII secolo, con preziosi quadri, tra gli altri, di Luca Giordano e Andrea Vaccaro, e la prima rappresentazione napoletana della Madonna con Bambino

Catacombe di San Gaudioso, una delle antiche aree cimiteriali di epoca paleocristiana, IV-Vsec. Le Catacombe di Napoli sono gestite da Padre Loffredo e dai 39 ragazzi della Cooperativa La Paranza che hanno creato un circolo virtuoso che ha fatto conoscere e valorizzare anche tutte le altre bellezze dello storico quartiere cittadino riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità

Visita al Complesso Monumentale Donnaregina, un percorso storico-artistico di oltre tre secoli, all’interno di una vita conventuale e monastica di grande interesse.

DOMENICA 12 marzo 2023

La Sala del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace dove è allestita una mostra permanente sulla storia della grande tradizione medica napoletana.

Chiesa di Santa Caterina a Formiello e Fondazione per l’arte contemporanea Made in Cloister che ha recuperato e restaurato in parte il chiostro di Santa Caterina, consentendo, attraverso un complesso progetto, lo sviluppo di attività artistico-artigianali all’interno del chiostro stesso e dove è visitabile la mostra site specific Composing Bioethical Choices dell’artista ucraino-russo Aljoscha

Partenza per Vallesaccarda (AV) e rientro a Bari

Berta Isla, di Javier Marìas

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21 Febbraio 2023

Javier Marías, “Berta Isla”, traduzione di Maria Nicola, Einaudi, 2018

proposto da Adriana Pepe

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Breve nota a cura di Elisa Cataldi dopo l’incontro del gruppo di lettura:

Lettura da tempo rinviata, finalmente quest’anno, forse catalizzatore il sopravvenire della morte dell’autore, proposta da Adriana, è stata accettata con entusiasmo. Globalmente gradito a quasi tutte le partecipanti, con sfumature diverse, ne è stato sottolineato lo spessore letterario, l’intensità, la molteplicità dei temi affrontati. Storia sentimentale e Spy Story si fondono in una narrazione emozionante, coinvolgente, ricca di colpi di scena. Un thriller che si trasforma in romanzo psicologico: l’identità personale, l’attesa (Berta, una moderna Penelope, così acutamente definita da M. Concetta Tringali), il sentirsi costretti in una vita non scelta, il tempo che passa veloce mentre la vita “accade”, la morte, in una trama che alcune hanno trovato troppo indaginosa e come tale poco credibile. L’Autore mette sotto la lente d’ingrandimento un rapporto di coppia molto imperfetto, alle prese con gli imprevisti della vita, una relazione che si ritrova a viaggiare sull’orlo del baratro, della rottura e che invece, nonostante tutto, si rivela un legame fortissimo ed imprescindibile per entrambi.

Un libro malinconico, è stato detto, perché parla di silenzi, di incomunicabilità, dell’impossibilità di conoscere a fondo chi amiamo. Da ogni avvenimento scaturiscono riflessioni profonde, meditazioni infinite, frequenti ripetizioni che alcune di noi hanno trovato prolisse, eccessive. La digressione, però, vera cifra dell’Autore, non sospende la trama, ma la arricchisce e contribuisce alla comprensione dell’opera nel suo complesso.

Innumerevoli i riferimenti storici (il Franchismo in Spagna, la guerra delle Falkland, la questione dell’Irlanda del Nord, l’Europa dell’Est fino alla caduta del muro di Berlino), e soprattutto i riferimenti letterari: da T.S. Elliot che accompagna tutta la narrazione, a H. de Balzac, a Melville, a Janet Lewis. Per non parlare di Shakespeare, del quale vengono riprese intere scene dell’Enrico V per parlare del conflitto fra la Ragion di Stato e la responsabilità individuale (così come “Domani nella battaglia pensa a me”, titolo del suo precedente bellissimo romanzo, è un verso del Macbeth di Shakespeare)

Nel corso della discussione sono stati citati:

Wakefield, in Tutti i racconti, Nathaniel Hawthorne, Feltrinelli, 2013

Il ritorno di Martin Guerre. Un caso di doppia identità nella Francia del ‘500,  di Natalie Zemon Davis, prefazione di Carlo Ginzburg, Officina Libraria, 2022

Il ritorno di Martin Guerre, film di Daniel Vigne (1983) con G. Depardieu

La moglie di Martin Guerre, Janet Lewis, Ed. Racconti, 2022

Tesori di Archeologia e arte nei Musei di Monopoli/Visita Museo Archeologico di Egnazia

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Sabato 4 Marzo 2023

Tesori di Archeologia, Arte nei Musei di Monopoli

“Egnazia e il mare”, Museo Archeologico di Egnazia

Ore 8:30 Partenza con autobus da Largo Sorrentino / Ore 8:45 da Largo 2 Giugno 

Ore 10:00 MONOPOLI.

Il Museo Diocesano.
Sala della Pittura Napoletana: opere di Paolo Finoglio, Giambattista Lama, Andrea Miglionico, Alessandro Fracanzano, a testimoniare i consolidati rapporti di Monopoli con la capitale del Regno, le sue botteghe ed i suoi artisti.

Sala della Pittura Veneta: sono esposte opere di Palma il Giovane, Francesco Vecellio, Paolo Veronese, Costantino da Monopoli.

Al piano terra preziosi oggetti in argento utilizzati per la liturgia, gli antifonari cinquecenteschi con le melodie legate alle celebrazioni.

Suggestiva poi la storica Biblioteca Mons. Pedicini  con volumi rari stampati tra il 1500 e il 1800, rimasta inalterata per due secoli. 

– Il Museo di Romualdo è allestito nel soccorpo della Concattedrale barocca dove- ,  grazie alle ricerche archeologiche svolte durante gli interventi di restauro, sono state riportate in luce :

un  abitato di capanne  dell’età del bronzo (XV sec. a. C.) e  una piccola area con  livelli di frequentazione dell’età del ferro (XI-VIII sec. a. C.).
Ubicate nei vari ambienti vi sono tombe del V e del III secolo a. C. ed anche resti del sepolcreto altomedievale da riferire alla prima chiesa sorta in quest’area.

Il particolare allestimento consente di visionare i reperti nello stesso luogo nel quale sono stati rinvenuti e di ripercorrere a ritroso la storia della città.

  • Pranzo o sul mare o in campagna

POMERIGGIO  

Museo Archeologico Nazionale di Egnazia dove visiteremo la nuova sezione
«Egnazia e il mare» al piano interrato che amplia e approfondisce il rapporto della città con il mare, che nel museo era solo accennato..
Ed è proprio l’idea di immersione totale quella da cui parte l’allestimento delle sale, di fatto la ricostruzione di un paesaggio sottomarino tra i riverberi del soffitto ondulato e la proiezione interattiva di uno specchio d’acqua in movimento, teche con reperti recuperati e ancora avvolti nelle reti, in uno scenario dagli effetti multimediali curati da Studio Azzurro,  gruppo fondato a Milano nel 1982   “bottega d’arte contemporanea” che si esprime con i linguaggi delle nuove tecnologie.

Ritorno a Bari

Lucia

Inaugurazione nuova sede ADIRT

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L’Adirt ritorna ad avere una Sede.

Il quartiere è il Madonnella, la via è Istria, il numero è il 6.


La inaugureremo

MARTEDI 14 febbraio 2023 alle ore 18:00.

In tale occasione racconteremo anche il nostro progetto di questo 2023.
L’Adirt ha compiuto 40 anni che vogliamo ricordare tornando indietro nel tempo non per nostalgia ma per verificare che cosa è accaduto di tutti quei luoghi oggetto della nostra attenzione e del nostro impegno :
gli Insediamenti rupestri di Via Omodeo e di Santa Candida, le Lame e le Gravine, il Fortino aperto alla città, la Muraglia chiusa al traffico,  le chiese chiuse di Bari vecchia, il Museo archeologico, il Murattiano, l’Archeologia industriale , le Ville di Corso Benedetto Croce, le Periferie, Loseto, il rapporto di Bari e il suo mare …
Vi aspettiamo.

Lucia Aprile

Pedro Paramo, di Juan Rulfo

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17 gennaio 2023

Juan Rulfo, “Pedro Paramo“, traduzione di Paolo Collo, Einaudi 2014.

proposto da Adriana Pepe

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Breve nota a cura di Roberta Ruggiero dopo l’incontro del gruppo di lettura.

Eravamo tutte contente di aver approfondito la letteratura latino americana, anche se consapevoli della difficoltà di far rientrare molti autori in questa etichetta, vista la complessità e anche la diversità di quei territori. Condotte da Adriana, che ha proposto il libro, e da Monica, conoscitrice di quella realtà, abbiamo meglio esplorato il Messico, uno dei paesi più vari nel periodo precoloniale, che ha più riflettuto sulla colonizzazione e sulla decolonizzazione, e che ha nella rivoluzione sovietica un forte punto di riferimento. Grande guida per capire tutto ciò è stata segnalata, da Monica, Il labirinto della solitudine di Octavio Paz. Gli anni ‘20 e ‘30 vedono in Messico molte presenze importanti, europee e non, letterarie, artistiche, politiche e Rulfo ne è un testimone importante. Punto di riferimento per tutta la letteratura successiva, testimonia questa ricchezza d’incontri, direttamente e indirettamente, in vari campi, compreso quello della fotografia. Abbiamo sfogliato un libro di sue fotografie, portato da Adriana. Pedro Parano è piaciuto a tutte, con varie sfumature, pur essendo non facile nei contenuti e nello stile, ha rappresentato una sfida a cui non ci siamo sottratte. Lo abbiamo riconosciuto come significativo esempio di quel clima che verrà definito “realismo magico”, che Adriana ha allargato al metafisico. I vari piani temporali ed esistenziali del libro si intrecciano, ma mantengono ognuno la propria identità, fornendo una traccia che solo forzandola rivela un tempo diacronico. Lo stile, che abbiamo ripetuto tutte, non facile, ha una sua concretezza e uno spessore quasi materico, che ben si adatta ai temi trattati. Tra questi abbiamo ricordato: il potere oppressivo, le donne, l’amore, il dolore, la morte.

Ferito a morte, di Raffaele La Capria

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Raffaele La Capria, “Ferito a morte“, Mondadori, 2021

Proposto da Luciana Cusmano

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di Amalia Mancini

Le ferite più difficili da rimarginarsi sono quelle che ti porti dentro e non basterà una vita per liberarti da quell’infelicità. E si sa ognuno è infelice a proprio modo…

E ’il caso di Raffaele La Capria in Ferito a morte, libro cult degli anni sessanta, vincitore nel ’61 del prestigioso premio Strega.

Un libro che ho molto apprezzato dal punto di vista estetico, con una scrittura impeccabile, ma che non è riuscito a piacermi pienamente, e mi ha costretto a interrogarmi a lungo su questo: quali sono i motivi che mi spingono a non essere convinta che sia un bel libro. Perché? Partiamo dai toni del libro, dalla melanconia per un tempo perduto, che non è più, che attraversa tutto il romanzo. Un momento, possiamo parlare di un romanzo? Oppure potremmo definirlo diario, annotazioni d’autore su un mondo ormai scomparso, su una Napoli ormai esistente solo nella nebbia dei ricordi, di come eravamo, anzi erano, quei giovani borghesi napoletani che trascorrevano le loro ore migliori tra Posillipo, Capri, Sorrento e Positano, tra una immersione subacquea, una passeggiata in motoscafo e una partita al circolo, dove ognuno di loro interpretava un ruolo, una parte: il giocatore, il nuotatore, l’adescatore di fanciulle e via dicendo, in una Napoli tra gli anni ‘50 e ‘60, in cui imperversava la ricostruzione/devastazione di una città semidistrutta dalla guerra, dove la speculazione edilizia faceva da padrone.

La denuncia dell’autore è forte e diretta contro chi ha deturpato il territorio in maniera irreversibile. La Napoli a cui La Capria si riferisce è la città dei borghesi benestanti, che vivono a Posillipo e che probabilmente poco conoscono dei quartieri popolari, dove vive la plebe e la piccola borghesia, non troveremo i bassi dove Filumena Marturano per fame è costretta a prostituirsi, né le varie donne Amalia che per tirare a campare devono inventarsi mille mestieri, oppure la disperazione di chi è obbligato ad arrangiarsi, come ci narra Eduardo. Le donne, secondo la visione del tempo, sono prede, come la spigola che silenziosa nuota sott’acqua, pronte ad essere carpite. Non è neanche la Napoli di Nanni Loy di Scugnizzi o Mi manda Picone e neanche sicuramente quella di Sorrentino. E’ un mondo lontano, sconosciuto a me, quello di La Capria, amato e odiato dallo stesso autore, morto, finito come la sua giovinezza, il suo sogno, ma pure vivo grazie alla sua scrittura, criticato fortemente dalla Ortese, che ne intravedeva la decadenza e uno strano compiacimento in questa decadenza, senza speranza e senza forza di combattere.

Sembra di ritrovarsi di fronte a una battaglia perduta o mai combattuta, una sconfitta che lacera le carni, le fa sanguinare, probabilmente sanguineranno a lungo, una ferita che uccide la parte più combattiva dell’autore, che lo costringe a partire per salvarsi, ma da cui probabilmente non guarirà mai. E’ proprio questa mancanza di speranza, questo lasciare che tutto vada senza una lotta, fluisca senza voglia di cambiamenti quello che mi inquieta di questo libro, proprio come diceva Pino Daniele… Napoli è ‘na carta sporca e nessuno se ne importa… Forse se …

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Breve nota a cura di Isa Bergamini dopo l’incontro del gruppo di lettura.

Con diverse riflessioni e tante note interessanti si è detto che il libro di La Capria è uno dei libri italiani più importanti del novecento, adottando temi e tecniche narrative che lo avvicinano a J. Joyce, M. Proust, V. Woolf e W. Benjamin. La tessitura narrativa è complessa, non c’è trama, ma le pagine scorrono con monologhi e dialoghi serrati, che conducono il lettore in un fiume di visioni, riflessioni e argomenti che la tecnica del monologo interiore svela e illumina. Sono stati evidenziati alcuni dei tanti temi che nel libro si rivelano nella luce unica e abbagliante di Napoli, il luogo della giovinezza, della bella giornata, dell’occasione perduta, del mare, ma la città che “…ti ferisce a morte o t’addormenta, o tutt’e due le cose insieme”, è il luogo mitico da cui è quasi impossibile separarsi anche se si cerca di fuggire, sempre però nella consapevolezza dell’inesorabilità del tempo, tanto che è stato detto che il tema ricorrente di questo libro è la morte.

Palazzo Donn’Anna, mappa del romanzo, rappresentazione della bellezza e della complessità di Napoli, significante Natura e Storia, è il luogo della nostalgia e anche dell’impotenza. La Capria denuncia il sacco della città che si stava realizzando proprio negli anni in cui scriveva e che ci ha fatto pensare a La speculazione edilizia di I. Calvino, entrambi scrivevano proprio negli anni cinquanta. Si è ricordato che La Capria ha sceneggiato con il suo amico Francesco Rosi il bellissimo film “Le mani sulla città”.

L’inerzia e il grande ozio sociale della classe digerente del mezzogiorno, sono denunciati in pagine magistrali quando viene raccontato il tempo che si consuma al Circolo, epicentro delle giornate della borghesia, dove la Storia del Mondo non è mai passata e dove valori e giudizio sono sospesi. Citando i bellissimi incipit di alcuni capitoli molto si è detto sulla bellissima e ricca scrittura di questo libro, dove una lingua viva e vivace non ha affatto perso efficacia nel tempo, essendo il risultato di un profondo lavoro di costruzione.

La citazione dei versi di V.H. Auden, sia nell’esergo che nel testo testimoniano la formazione culturale del giovane La Capria, in particolare aperta alla letteratura americana e inglese. Sono stati ricordati durante l’incontro anche altri autori Anna Maria Ortese, Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Paolo Volponi, Alberto Moravia, oltre all’interessante episodio dedicato a Raffaele La Capria del programma Rai, “Sciarada. Il circolo delle parole, stagione 21/22 ep.19”, reperibile su Raiplay.

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