Viaggio d’autunno 2013

Nelle terre di Lorenzo Lotto

31 Ottobre – 2 Novembre 2013

di Angela Mengano

Giovedì 31 ottobre
Un affollato pullman (siamo 43 stavolta) è ai blocchi di partenza, già di buon’ora, la mattina del 31 ottobre. Nostra meta per questo weekend d’autunno sono le Marche con il fascino arcano delle opere di Lorenzo Lotto, concentrate in un fazzoletto di chilometri tra il maceratese e l’anconetano. Avremo due guide, una per ciascuno dei due territori.
Giunti a Recanati, lasciamo i nostri bagagli all’hotel Gallery, (Quattro Stelle), molto accogliente e panoramico, e con il vantaggio dell’ubicazione ai margini del centro storico. L’ampio spazio d’ingresso è reso gradevole da una galleria di giovani volti sorridenti alla Andy Warhol che, ci verrà poi rivelato, appartengono allo staff dell’albergo.

Rinfrancati da un mini – ristoro al vicino caffè Mengarelli, (la sorpresa è un bel succo di melograno) incominciamo il nostro tour da Osimo, che ospita una bella mostra, “Da Rubens a Maratta – Meraviglie del Barocco nelle Marche”, curata da Vittorio Sgarbi.
Appena sceso dall’autobus, il nostro gruppo si mescola alla gente che sosta in uno dei punti più animati della città; qualcuno fa domande, curioso di conoscere chi siamo e donde veniamo. Dal corso principale – attraversata l’antica piazza del foro romano e costeggiato il Teatro La Nuova Fenice – si arriva al palazzo Campana, sede della Mostra. Esposte qui – tra le altre – opere del Pomarancio, del Guercino, del Maratta (di cui avevamo già avuto un assaggio nella sua città natale, Camerano, dove facemmo breve tappa qualche anno fa nel viaggio verso il Lago d’Iseo), e di Rubens (accanto a un arazzo su disegno dello stesso artista).
Dopo la mostra, diamo un’occhiata al teatrino interno del palazzo, poi visitiamo il Santuario di San Giuseppe da Copertino, che – scopriamo – è patrono della città di Osimo (qui visse e morì il santo “che vola”, lasciando tracce profonde nella devozione popolare, tant’è che le stanze dove egli dimorò negli ultimi momenti della sua vita sono state trasformate in museo). Interessante l’esterno, intatto nello stile romanico gotico.
Fuori, per le strade del centro, transenne e brusìo per la presenza in città di una troupe della RAI impegnata, a quanto ci dicono, nelle riprese della tradizionale Messa della domenica per Rai1.
E’ormai buio: in cima a una piccola salita, visitiamo il Duomo, in pietra bianca del Conero. Bellissimi il portale, in stile romanico – gotico, e la cripta, avventurosamente visitata al buio (perché nessuno si preoccupa di provvedere all’illuminazione interna), così quasi a tentoni ci muoviamo tra il bel pavimento cosmatesco e i pregevoli sarcofagi romani (uno dei quali – “strigilato”, contiene le spoglie di san Leopardo, cui é dedicata la chiesa.

La nostra prima giornata marchigiana si conclude con il ritorno a Recanati, in albergo, dove ci aspetta una cena che, nella notte di Halloween, non poteva escludere la zucca, naturalmente a condimento della pasta…

Venerdì 1 novembre
Le opere di Lorenzo Lotto nelle Marche sono conservate in più luoghi e stamattina andiamo a Jesi, che ne custodisce alcune molto belle (ma Adriana Pepe ci ricorda che anche a Giovinazzo, nella chiesa di San Domenico, è conservata un’opera di Lorenzo Lotto, San Felice in cattedra).

Costeggiando le alte mura che cingono la città, raggiungiamo palazzo Pianetti, con la bellissima galleria degli stucchi in stile rococò, e nella pinacoteca diverse opere di Lorenzo Lotto: Deposizione, Annunciazione, Madonna delle rose, Visitazione, Pala di Santa Lucia. Poi, nella piazza principale, entriamo nel teatro, intitolato a Giovanni Battista Pergolesi, che qui ebbe i natali. Ammiriamo la bella sala; e il magnifico sipario, raffigurante una scena di massa che ci sforziamo – senza esito – di riconoscere; ci riporta al ricordo struggente del sipario ormai perduto del nostro Petruzzelli. A conclusione della visita, chiesto e ottenuto da Lucia il permesso, salgo sul palcoscenico e, suggestionata dalla incombente figura di Federico II, che la guida ci ha più volte nominato, accenno il motivo dall’Arlesiana di Cilea, Lamento di Federico, che però scambio – vuoi per uno scherzo della memoria, vuoi per l’emozione – con “Mi par d’udire ancora” dai Pescatori di Perle di Bizet!
Il giro della città prosegue tra magnifici palazzi e belle piazze, fino ad arrivare a quella dove, secondo la tradizione, Costanza d’Altavilla avrebbe partorito Federico II sotto una tenda, e quindi in pubblico, onde tacitare chi dubitasse della sua gravidanza in età matura. Il gruppo si divide tra leggenda e verità storica e ne nasce un’animata discussione.
Scocca l’ora del pranzo (libero) e il gruppo si divide in mille rivoli. Ma tra i caffè del centro storico ci ritroviamo tutti a gustare chi un panino e un caffè, chi un dolcetto.
Prima di lasciare Jesi, ci raggiunge la guida che ci è stata assegnata per la provincia di Macerata e che ci accompagnerà d’ora in poi. Si chiama Daniela Perroni, viene appunto da Macerata ed esordisce presentandoci il carattere dei marchigiani, persone semplici, serie ed affidabili anche se magari non proprio espansive. Ma ci racconta altri risvolti, un po’ controversi, come il detto popolare “meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta” che pare abbia origine dalla scelta di Sisto V, marchigiano, di arruolare suoi conterranei nell’antipatico compito di esattori.
Mentre siamo in vista di Cingoli, (600 metri di altezza, detta “il balcone delle Marche”) Daniela recita l’antico proverbio del luogo “Se vuoi patire le pene dell’inferno, Jesi d’estate e Cingoli d’inverno”. Ma per fortuna stasera non fa freddo. Prima di salire al centro storico, ci soffermiamo al belvedere affacciato sulla pianura digradante sino al mar Adriatico (in lontananza, si scorge il Conero). Cingoli dette anche i natali a un papa, Pio VIII nato Francesco Saverio Castiglioni (1761 – 1830).

Superata la piazza principale con il Palazzo Comunale e la collegiata di S. Maria Assunta, raggiungiamo la nostra meta principale, la chiesa di San Domenico, dove si conserva la magnifica Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto, coronata da quindici medaglioni raffiguranti altrettanti misteri del S. Rosario, popolata di sacre presenze, tra santi e angioletti, uno dei quali sparge petali di rose lasciando una bianca scia luminosa: un effetto tridimensionale straordinario che è difficile dimenticare!

Sulla via del ritorno Daniela ci indica, sia pure distinguibili con difficoltà nel buio che ormai ci avvolge, i ruderi di un sito archeologico ai piedi di Macerata, la picena Helvia Rècina.
Stasera, a cena, gustiamo i vincisgrassi, la super-saporita pasta al forno della tradizione marchigiana.

Sabato 2 novembre
Un altro importante tassello del nostro viaggio nelle Marche alla scoperta delle opere di Lorenzo Lotto è la visita di stamattina a Loreto e al suo Santuario,

meta gettonatissima di turismo religioso e non solo, per la presenza di edifici di notevole valore architettonico e la grande quantità di opere d’arte. Nella chiesa hanno lasciato tra gli altri il segno della loro arte insigne Melozzo da Forlì e Luca Signorelli; la Santa Casa riccamente rivestita in marmo (secondo la leggenda portata qui da Nazareth dagli angeli) opera del Bramante e del Sansovino occupa il centro della chiesa ed è sempre piena di gente assiepata intorno alla Madonna Nera (patrona degli aviatori); intorno le fanno corona le cappelle fatte edificare dai vari paesi (francese, tedesca, americana, slava, polacca, svizzera).
Nel Palazzo Apostolico, oltre a quelle di altri artisti tra cui spicca il Pomarancio, le opere di Lotto, che qui trascorse in povertà i suoi ultimi anni, oblato della Santa Casa. Non compreso in vita, certo oscurato dai grandi pittori suoi contemporanei, rivalutato dalla moderna critica d’arte (a partire da Bernard Berenson): non è possibile non emozionarsi davanti ai suoi volti che ci parlano certamente con una sensibilità vicina a noi.
Dopo la sosta pranzo e un giretto nel centro storico, ritorniamo a Recanati per la visita a casa Leopardi e alla mitica biblioteca messa su da Monaldo. Concludiamo con Villa Colloredo Mels, dove a lungo restiamo davanti all’indimenticabile Annunciazione di Lorenzo Lotto, forse per noi l’opera più attesa.
Prima di cena, ci resta ancora uno scampolo di tempo da dedicare a Recanati: sostiamo nella bella piazza Leopardi, ci affacciamo nella sala del Teatro Persiani, ci spingiamo sino al chiostro del convento di S. Agostino, che pare corrisponda al luogo dove sorgeva la Torre del “passero solitario”.
Il mio reportage finisce qua: domenica mattina chi scrive ha lasciato il gruppo e non ha potuto, quindi, godere dell’ultimo Lorenzo Lotto (la Crocifissione di Monte San Giusto) oltre che dell’ultimo scorcio di viaggio di cui comunque troverete uno scritto di Margherita nella stessa pagina del sito.