Diario di Viaggio

Viaggio nel Mugello

24-28 ottobre 2015

a cura di Angela Mengano

Sabato 24

All’appuntamento in largo Due Giugno, sul pullmino da 30 posti (autista Piero), siamo insolitamente pochi, solo quindici. Una sosta per il caffè a Vallata; una per lo spuntino ad Anagni, e siamo a Sarteano, piccolo borgo ai limiti delle terre senesi dove Luca, nostra guida,ci porta alla necropoli delle Pianacce, in aperta campagna, a visitare una tomba etrusca, la Quadriga infernale: affreschi strepitosi a colori vivaci, che raffigurano un Caronte etrusco traghettatore di anime nell’Aldilà.

Caronte

Tornando alla luce del sole ammiriamo dall’alto lo splendido panorama della Val di Chiana. Si intravede in lontananza un lago, forse il Trasimeno, forse no! Accanto a noi, lavoratori della terra si adoperano intorno a degli ulivi. Poi si va nel paese di Sarteano. Punti d’interesse, il teatro degli Arrischianti (quasi una bomboniera), la chiesa di San Martino (Annunciazione del Beccafumi

Annunciazione

e altre belle opere di arte sacra toscana) e il museo archeologico dove possiamo ammirare i ricchi corredi rinvenuti nelle tombe dei vicini siti etruschi.

Fine del viaggio a Montevarchi, dove alloggiamo all’hotel “Il viandante”; non hanno in dotazione ristorante interno ma si danno da fare per noi e ci dirottano da “I Vecchi amici” dove possiamo cominciare a gustare la cucina tipica toscana (crostini, salumi, polenta al tartufo, pappa al pomodoro, grigliata mista e altre squisitezze). Nel  nostro albergo concludiamo la serata in piacevolissima conversazione con la moglie del titolare.

Domenica 25

Si torna all’ora solare: un’ora di sonno in più non è poi male! Dopo aver salutato i gentilissimi albergatori, (in primis il giovane, simpatico Emanuele, che al momento del breakfast ha sfoderato tutto il suo “savoir faire”) si parte per Vicchio. Raggiunto il luogo convenuto, ci trasferiamo in navetta nel Centro di Formazione e ricerca don Lorenzo Milani a Barbiana (scuola, laboratorio, chiesa di S. Andrea, cimitero). E’ qui che con ammirevole tenacia un gruppo di persone mantiene viva la memoria di don Lorenzo, e tra queste anche uno dei suoi primi alunni, Michele Gesualdi, che nella piccola stanza dove si faceva scuola ci ha fatto dono di una  preziosa toccante testimonianza , coadiuvato da sua figlia Carla.

Scuola don Milani

Tornati a valle (alcuni di noi a piedi, gli altri col pullman), facciamo un break a Ponte di Vicchio, (ponte del XIII sec.)  all’affollatissima Casa del prosciutto, presa d’assalto dai gitanti della domenica.

Si prosegue. A Vicchio ci aspetta, la nostra guida, Giuliana anzi Juliane, una bella signora originaria di Bonn che nella centrale piazza Giotto ci fa una breve introduzione sulla storia e l’arte del luogo. Ci parla di Vicchio e Scarperia, le “terre nove” stabilite qui dai fiorentini. Anche i Medici provenivano dal Mugello, erano originari di San Piero a Sieve, erano contadini, poi si trasferiscono a Firenze, e qui l’irresistibile ascesa: prima commercianti (lana, seta) infine banchieri. Prima tappa al Museo di Arte Sacra Beato Angelico, dove sono raccolte opere di arte sacra un tempo sparse nelle chiesine di campagna, oggi abbandonate e non più protette dal rischio di furti.

Particolare Madonna

Poi, un po’ fuori dell’abitato, su di un colle nella frazione Vespignano dove è la casa un tempo abitata da Francesco Bondone con la moglie Cherubina e il figlio Giotto. Assaporiamo la dolce atmosfera della campagna toscana, che certo ebbe la sua parte nell’ispirare a Giotto i suoi capolavori. Di lì Giuliana ci propone uno sguardo (non previsto) alla Pieve di San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo: molto interessante per il catino absidale affrescato da Galileo Chini con il Cristo benedicente tra i santi Lorenzo e Martino e per l’insolito campanile direttamente innestato sull’ abside. Finita la visita, andiamo a Ronta, per il pernottamento all’Albergo “Tre Fiumi”, vecchia stazione di posta recuperata ed egregiamente condotta dalle attuali titolari. E con una buona cena a base di tagliatelle al sugo di cinghiale si conclude la nostra prima giornata in territorio mugellano.

Lunedi 26

A Borgo San Lorenzo siamo attesi -davanti al palazzo Pecori Giraldi, sede della Manifattura Chini– da una guida carina, simpatica, due grandi occhi chiari, madre di un bambino di sei mesi: è Caterina Buonaiuti e ci introduce nella storia del Museo che raccoglie e documenta la secolare produzione locale di ceramica e vetro, in cui si inserisce quella della famiglia Chini. In un susseguirsi di sale e saloni dalle pareti affrescate (dai Chini, ovviamente) ammiriamo gli incantevoli oggetti esposti: la fioriera con i cigni, il pannello con i gabbiani,

Gabbiani

il salottino ricostruito in stile primo Novecento…

Una curiosità: Galileo Chini si recò in Siam, tra il 1911 e il 1913, invitato dal re Rama V ad affrescare il Palazzo Imperiale. Un piccolo coffee break e -finita la visita– Caterina   ci propone di   dare un   veloce  sguardo allo Showroom della Pecchioli-Chini, che con alti e bassi ha sinora mantenuto in vita la vicenda produttiva della Fornace di San Lorenzo; sembra, purtroppo, che a seguito del fallimento la ditta sia stata rilevata da una multinazionale belga.

Segue pausa pranzo da Passaguai Cibo e vino. Di fronte al locale, il Palazzo del Podestà, sede della Biblioteca Comunale (con belle pareti affrescate), e sulla facciata stemmi e la lapide -dettata da Piero Calamandrei- a memoria dei tragici episodi della Resistenza.

Calamandrei

In piazza Dante, monumento al cane Fido, eretto dallo scultore Salvatore Cipolla. Pochi chilometri per raggiungere Scarperia, voluta come avamposto militare dalla Repubblica Fiorentina. Qui visitiamo il Palazzo dei Vicari –aperto apposta per noi nel lunedì giorno di chiusura settimanale dei musei- un Palazzo della Signoria in miniatura.

Caterina ci fa osservare che Scarperia, come imita Firenze nel suo Palazzo, così assume a  simbolo lo stesso giglio fiorentino! Poi ci mostra il Cassero, piccolo ambiente posto in alto, che sembra avesse la funzione di rifugio strategico in caso di assalti nemici. Molto interessante l’annesso Museo dei Ferri Taglienti, nelle cui vetrine osserviamo strani coltelli dai nomi insoliti: zuava, rasolino, nazzareno; e ancora coltelli d’amore maschili femminili…e via dicendo, oltre a esemplari davvero eccezionali, tra cui il più antico orologio da torre creato da Filippo Brunelleschi. Qui a Scarperia restano ancora in attività pochi coltellinai, a testimonianza di un fiorente antica tradizione che la vede gareggiare tra l’altro con Pattada in Sardegna. Lasciamo Scarperia per raggiungere la vicina frazione di Sant’Agata, dove si trova uno dei maggiori monumenti romanici del Mugello, la Pieve di Sant’Agata. Particolari insoliti: rara concezione architettonica con solo tre pilastri che sorreggono il soffitto; elementi geometrici a scacchiera sulla fiancata forse simboleggianti il bene e il male.

Scacchi

Infine la sorpresa preparataci da Caterina: un piccolo delizioso Museo, anzi “Mostra permanente di vita artigiana e contadina”, messo su da Faliero Lepri, vivace novantenne del luogo che, avendo una bottega di generi alimentari, ha dedicato l’intera sua vita a ricreare ambienti, arti mestieri e personaggi in movimento della vita locale. A cena stasera le cose buone locali: tortelli mugellani (ripieni di patate) e rotolo di castagne. La serata si conclude davanti al caminetto con una bella conversazione e con le caldarroste: ci ha pensato Giorgio all’acquisto nella sosta a Scarperia e alla preparazione prima di cena!

Martedi  27

A Marradi incontriamo Mirna Gentilini, presidente della Fondazione Dino Campana, nei locali messi a disposizione dal Comune per “far conoscere, divulgare, rendere omaggio a Dino Campana”, ricchi di documenti e foto d’epoca. Mentre ci proietta un video, lei ci racconta tanti particolari, tanti spunti che come in un puzzle fanno emergere la personalità tormentata di questo grande poeta che –forse non solo a causa della sua follia- non ha ricevuto, in vita, né onori né riconoscimenti. Al termine dell’incontro, Mirna e sua sorella ci mostrano in un piccolo giro le cose interessanti del borgo di Marradi, il fiume Lamone,

Fiume Lamone a Marradi

la chiesa di San Lorenzo dove Dino fu battezzato (con opere del Maestro di Marradi), la casa (ricostruita) che fu dei Campana, con le lapidi che ne ricordano la presenza; l’edificio (ricostruito)che ospitava la tipografia Barbagli, prima a curare la stampa dei Canti Orfici; l’Albergo Scalelle nella piazza principale, dove Dino e Sibilla Aleramo avrebbero pernottato la notte di Natale del 1916. A Palazzo Torriani, dimora storica con oltre cinquecento anni di vita, ci accolgono la signora Annamaria Tagliaferri con suo marito. Dopo averci mostrato gli ambienti squisitamente arredati e i bei soffitti affrescati da Galileo Chini e Silvestro Lega, si passa  nella sala da pranzo, di grande atmosfera, per  un aperitivo servito con impareggiabili eleganza e arte del ricevere. La signora Tagliaferri ci offre acqua da una caraffa: un’antica leggenda del palazzo vuole che si offra l’acqua del palazzo agli ospiti che si vuole far ritornare! Menu: pizzette rustiche, crostini marradesi (fatti con soli fegatini), stiacciata con l’uva servita con raviggiolo, ribollita, tortelli di castagne, squisite marmellate etc etc… Siamo veramente incantati dall’accoglienza e ci ripromettiamo di ritornare, per ripetere un’esperienza così piacevole… Sulla via del ritorno piccola sosta a Palazzuolo sul Senio. A Ronta, prima di cena, visita dell’antico Mulino Margheri: il mugnaio Roberto ce ne racconta la storia e ci mostra arnesi e meccanismi della sua attività

Mercoledi 28

Brisighella è la sosta prescelta  per rendere meno faticosa e più piacevole la lunga traversata sino a Bari. La nostra guida, Silvia Mordini, ci porta a vedere la bella Pieve di San Giovanni  in Ottavo detta Pieve di Tho, mirabile esempio di romanico eretta lungo la valle del Lamone, adorna di affreschi tra cui la Madonna della Melagrana, (Bambino aureolato col nimbo crocesegnato e un filo di coralli al collo e al polso, traccia di tradizione di buon augurio diffusa in queste zone);

Madonna della Meograna

della statua di S. Antonio Abate col porcellino ai suoi piedi (che fa inorridire i turisti giapponesi e non solo!); altare medievale (bello) in arenaria. Nella cripta, resti di tracce più antiche di recente portate alla luce, curiosa una tavola “lusoria” del IV sec.

Poi si va (sotto la pioggia) in paese. Sosta golosa nel bar Carletto, che offre gelati dal gusto di frutti dimenticati (soprattutto “pera volpina”) prima di andare alla Via degli Asini, (XIV sec.),

Via degli asini

una sopraelevata del Medioevo certamente nata per ragioni difensive, poi diventata quartiere residenziale dei birocciai, che trasportavano il gesso dalle cave, appunto servendosi di asinelli (il cui logo appare, giustamente, all’uscio di alcune porte).

Con un buon pranzo nel piccolo “Framboise”, dove la nostra vivace tavolata occupa quasi per intero il lato lungo del locale, concludiamo (dulcis in fundo il dessert a base di pera volpina) il nostro soggiorno tra Toscana e Romagna, ricco di riflessioni e sensazioni nuove.

La galleria fotografica del viaggio