Spazio e identità russi: l’irresistibile fascino dell’Oriente
Pagina dei Soci16 giugno 2012
I rapporti russo-italiani nella sfera culturale hanno una storia plurisecolare e profonde tradizioni.
Bari, in particolare, da quasi 1000 anni, rappresenta la principale destinazione dei pellegrini ortodossi che, in questi ultimi anni, giungono ancora più numerosi.
L’Adirt, come sempre attenta a quanto accade sul proprio territorio, ha organizzato venerdì 20 aprile 2012 nella propria sede, un incontro con Marco Caratozzolo, docente di Lingua e Letteratura russa presso l’Università di Bari, sul tema
“Spazio e identità russi: l’irresistibile fascino dell’Oriente”
Antonella De Maio ha riassunto il contenuto dell’incontro per noi.
Sono due i concetti portanti per la Russia: la Bellezza e lo Spazio. “La bellezza è un enigma ”dice Dostoevskij ne L’Idiota e poi ancora ne I fratelli Karamazov: “La bellezza, che tremenda e orribile cosa, perché inspiegabile!” Per parlare della Bellezza dobbiamo partire dalla rappresentazione dell’icona russa. La Bellezza è un argomento irriducibile e inspiegabile e dunque è misterioso. Allo stesso modo le icone russe hanno delle caratteristiche ben precise che non hanno nulla di realistico, perché devono rappresentare la bellezza ed il mistero della religiosità. L’icona è simbolica ed evocativa, pertanto rappresenta l’immagine della bellezza primordiale, la soglia fra Dio e il mondo. Sarebbe presuntuoso da parte dell’uomo pensare di poter rappresentare realisticamente l’immagine religiosa, per cui in Russia ci sono delle scuole per la formazione dei “disegnatori di icone” che si devono rifare a dei canoni precisi nella loro arte. Nelle icone non c’è profondità, c’è una sorta di prospettiva rovesciata che proietta sulla rappresentazione l’innocenza dello sguardo, come se fosse frutto dell’ingenuità del gesto di un bambino. Attraverso la bellezza dell’icona si partecipa alla sacralità religiosa.
La storia della Russia prende avvio dalla sua adesione alla cristianità, grazie all’opera del principe Vladimir, nel X secolo. Vladimir decide di chiudere con le usanze pagane e manda in giro degli emissari per prendere informazioni sulle altre religioni. Si dice che Vladimir abbia scartato l’Islamismo per via dell’ astensione al bere, vizio molto praticato e radicato in Russia. Gli emissari di Vladimir, dopo essere stati in Grecia, raccontarono di essere entrati in contatto con la Bellezza, tanto da avere l’impressione di trovarsi in paradiso. Ciò era accaduto quando avevano visto le icone bizantine. Tutti i russi hanno in casa un “angolo bello”, quello cioè dove tengono le icone. Anche quando viaggiano, i russi portano con sé delle icone con dei battenti pieghevoli, per poter pregare.
La concezione del sacro, che sta nell’ingenuità dello sguardo e non nella razionalità, si ritrova nella corrente degli artisti russi aderenti all’avanguardismo che si rifanno all’iconografia tradizionale come Kasimir Malevich.
Nelle icone il volto è rappresentato sempre nello stesso modo: il naso si erge come un pilastro al centro del volto ed evoca le colonne del tempio; gli occhi sono grandi e luminosi; la fronte è ampia e spaziosa; la bocca è piccola e chiusa, a indicare spiritualità e parsimonia di parole.
Il concetto di Spazio invece si riferisce agli spazi sconfinati del territorio russo, che influiscono sul popolo che lo abita, nel senso che non riesce a concepire il senso della limitatezza, anche nel senso della moderazione in senso più generale.
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