Diario del viaggio d’autunno 2012

Tivoli – Prato – Pistoia

31 0ttobre – 4 novembre 2012

a cura di Angela Mengano

Il tema del nostro viaggio d’autunno è racchiuso tra due poli, la Tivoli dell’Adriano di Marguerite Yourcenar, letto, riletto e rimeditato in uno dei recenti appuntamenti di “Leggermente”, e la Pàvana di Francesco Guccini. Nel mezzo ci sarà tanto altro, da Pontormo a Giovanni Pisano e via dicendo.
Nel viaggio ci accompagna la lettura di pagine scelte della Yourcenar, fino all’arrivo a Tivoli dove ci attende la piccola ma interessante mostra “Antinoo. Il fascino della bellezza”, ospitata nell’Antiquarium di Villa Adriana, da noi raggiunto dopo aver attraversato in tutta la sua ampiezza – e sotto una fitta pioggia – l’intero parco archeologico.Destinazione della nostra prima giornata di viaggio Montevarchi, con pernottamento nell’hotel Valdarno, molto confortevole e accogliente; conclude degnamente la serata la cena nel ristorante Castellucci, (di fronte all’albergo) in cui ci vengono servite specialità toscane tra cui la classica bistecca fiorentina.
Nella notte di Halloween, imperversanti anche qui a Montevarchi frotte scanzonate di ragazzetti bistrati “horror style” (tutto il mondo è paese…!)

Giovedì 1 novembre
Lasciata Montevarchi, andiamo a Prato, che ci ospiterà per tre giorni e tre notti.
La nostra guida si chiama Elisa, e ci accompagna per prima cosa al Museo Pecci, centro per l’arte contemporanea, dove attualmente sono in esposizione le opere di Massimo Barzagli, toscano nato negli anni ’60, prevalentemente giocate sulle “impronte “ pittoriche a grandezza naturale di persone, animali, piante (fiori su lastre di vetro, la pioggia, il prato, le foglie del bosco).

Dopo una veloce sosta pranzo andiamo a visitare – in continuità ideale con la nostra recente visita al territorio biellese – il Museo del Tessuto, ospitato negli ambienti di una vecchia fabbrica recuperata, l’ex-cimatoria Cantolmi: una carrellata attraverso la storia della produzione tessile del territorio, dalle varie fasi della lavorazione alla produzione dei “fez”, al panno usato per le camicie rosse garibaldine; dall’invenzione della “tuta” ad opera di Thayaht (nome d’arte dell’artista Ernesto Michahelles) alle vetrine con gli sfarzosi costumi delle diverse etnie attraverso i secoli.

Memorie di un primato produttivo ormai da tempo messo in crisi dall’infiltrazione cinese nell’area pratese del tessile. La cena è stasera nel ristorante Mokha, a pochi passi dall’albergo (tortino di asparagi, risotto tartufato, tortelli di patate, verdure grigliate etc.)

Venerdì 2 novembre
Stamattina si va a vedere la Villa medicea di Poggio a Caiano, commissionata da Lorenzo il Magnifico a Giuliano da Sangallo, magnifico esempio di dimora di campagna all’italiana.

Abitato prima dai Medici, poi dai Lorena, sino ai Savoia, mostra significativamente l’evolversi del gusto (a ciascuno il giudizio di gradimento: vedi ad esempio la camera da letto della “bella Rosina”!) nel corso del tempo. Stupendo il giardino e il succedersi dei saloni, in uno di questi possiamo ammirare gli affreschi, tra gli altri, di Andrea del Sarto e una lunetta del Pontormo raffigurante Vertumno e Pomona (dalle Metamorfosi di Ovidio), che più tardi possiamo confrontare con la Visitazione, di qualche anno dopo, conservata nella pieve di S. Michele a Carmignano. Qui restiamo a lungo in silenzio emozionati; ricordiamo insieme il video di Bill Viola al Palazzo delle Esposizioni in una mostra di qualche anno fa, chiaramente ispirato a questo capolavoro.
Dopo la pausa pranzo, dedichiamo le ore pomeridiane alla scoperta del centro storico di Prato, a partire dal Duomo, ricco di cose bellissime (il marmo bicolore della facciata, il pulpito esterno per l’ostensione della Sacra Cintola, le varie cappelle interne affrescate da Filippo Lippi, Paolo Uccello, Agnolo Gaddi e altri), poi le piazze (Santa Maria delle Carceri con annessa chiesa adiacente al Castello, che a detta di Elisa – la nostra guida – sarebbe l’unico federiciano nel Settentrione.

San Francesco con il bel chiostro rinascimentale) e infine, dopo la sosta obbligata al Biscottificio Mattei, il più antico di Prato, rinomato per i “cantuccini”, il gruppo si smista e si scompone nella piazza del Comune, davanti al Palazzo Pretorio, ove possiamo ammirare le opere scultoree della Mostra “Donne a confronto: la Bellezza per Lorenzo Bartolini”. La cena al ristorante “Baghino” ci fa apprezzare i buoni piatti della cucina locale (olio nuovo, farinata con il cavolo nero, sedani alla pratese, pesche di Prato per dessert).

Sabato 3 novembre
Destinazione Pistoia, raggiungibile in poco tempo da Prato. In piazza San Francesco ci attende Perla, la nostra guida per la città. La prima meraviglia da vedere è il magnifico pulpito di Giovanni Pisano nella chiesa di Sant’Andrea, emozionante capolavoro da noi osservato a lungo insieme alle riflessioni suggerite dal testo critico che Isa legge per noi. La chiesa è notevole nel suo complesso, con la facciata marmorea bicolore tipica dell’area toscana. Ne vedremo anche l’abside, quando la nostra guida, verso la fine della passeggiata, ci porterà in un anonimo cortile-giardino dopo averci annunziato una “sorpresa”. Dopo la pausa caffè, Perla ci mostra l’Ospedale del Ceppo, il più antico ospedale della città dal bel loggiato con le terrecotte invetriate e i tondi di Giovanni della Robbia; tra le formelle, una raffigurante un ospedale del ‘500 (vanto della città è, infatti, la Scuola Medica pistoiese, di antica tradizione). E le parole della guida, a proposito di Filippo Pacini, luminare della medicina pistoiese, mi fanno ricordare le parole di mio padre che, quando teneva delle lezioni o relazioni in materia d’Igiene pubblica amava ricordare che “non fu il tedesco Koch a scoprire il bacillo del colera, ma il toscano Filippo Pacini”!

Visitiamo poi il Museo del Ricamo, che ha sede nel palazzo Rospigliosi ed è gestito dal Movimento Casalinghe Pistoiesi: tesori di arte minore di straordinaria bellezza che ci lasciano incantati.

Confluiamo ora nella piazza del Duomo e, resistendo eroicamente alla tentazione che proviene dalle bancarelle del mercato settimanale, entriamo nella cattedrale di San Zeno, che ingloba la cappella con l’altare di San Jacopo (storie del Cristo e dell’Antico Testamento in lamina d’argento sbalzato; qui anche Brunelleschi realizza due piccole sculture). All’esterno, visitiamo anche il gotico Battistero di San Giovanni in corte e il palazzo Comunale, cuore della città (nell’atrio, bella scultura, di forte intensità simbolica, di Marino Marini, della serie dei “Miracoli”, raffigurante un cavallo che disarciona l’uomo).
Percorrendo il centro storico, prima di lasciare la città, assaporiamo la stratificazione della città nel tempo: da etrusca a romana, poi bizantina, longobarda, sino a raggiungere lo status di libero comune già agli albori del XII secolo. A questo punto non può mancare uno sguardo alla fiorente attività vivaistica, primo motore dell’economia locale; nel primo vivaio che raggiungiamo (Romiti § Giusti) ci vengono presentati esemplari di “ars topiaria”, a quanto pare molto richiesta anche all’estero.

Nel secondo (Garden Center Green House) possiamo anche fare acquisti “verdi”. Al rientro a Prato, per noi è pronta una buona cena a base di pesce nel ristorante Lo Scoglio, non lontano dal nostro albergo.

Domenica 4 novembre
Partenza da Prato. Sotto una fitta pioggia arriviamo a Signorino, sull’Appennino tosco-emiliano, dove incontriamo Francesca, guida ambientale, che ci aspetta per accompagnarci a Pàvana, ultima nostra meta prima del rientro alla base. Sarebbe stato bello incontrare Francesco Guccini, Lucia ce l’ha messa tutta perché ciò si realizzasse; sembra che ieri lui fosse qui, ma purtroppo oggi è andato altrove. Il maltempo in ogni caso ha un po’ condizionato il programma previsto; non si è potuto fare l’escursione al Castello; comunque un piccolo gruppo non ha rinunziato a raggiungere, sotto l’ombrello, il mulino di Chicòn, luogo che ha dato ispirazione a Francesco Guccini nelle sue canzoni e nei suoi libri e che fa parte della storia della sua famiglia. La bella costruzione in pietra, sapientemente restaurata, è oggi diventata B§B e sorge non lontano da un tratto della via Francigena, tra boschi e ruscelli.

Con il pranzo nella “Caciosteria” il nostro viaggio d’autunno si conclude in un’atmosfera rilassata e festosa . Durante il lungo percorso autostradale, ci godiamo la visione di “Polvere di stelle”, di e con Alberto Sordi e Monica Vitti, memorabile per essere stato girato a Bari, nel Teatro Petruzzelli.