Diario di viaggio

Tra Valdesi e Bruzi di Calabria

21-22 gennaio 2012

a cura di Angela Mengano

Sabato 21- ore 7.15 (largo Sorrentino) – 7.30 (largo 2 giugno) Si parte da Bari, in una gelida (ma non troppo) mattina d’inverno, verso i territori “valdesi” della Calabria del versante tirrenico.
Sosta strategica (per spezzare il viaggio) a Pisticci, dove ci attende Maria Antonietta, per la visita guidata all’Abbazia Santa Maria del Casale, gentilmente aperta per noi da don Leonardo Selvaggi, che con grande senso di ospitalità ci accoglie. Con orgoglio, come se si trattasse di una sua creatura, e con un frasario colorito ed espressivo, ci illustra la storia dell’abbazia (costruita nel 1087, dunque coeva della Basilica di S. Nicola) e la ricostruzione – con fondi europei – dell’intero complesso: non ci lascerà ripartire senza farci dono di pubblicazioni e persino di un CD con canti sacri da lui stesso composti!
Dietro l’abside appare in lontananza il mare. Ripartiamo velocemente alla volta di Guardia Piemontese, sistemandoci nell’hotel Zilema, in riva al mar Tirreno. Una veloce pausa di ristoro, poi saliamo a Guardia Piemontese, appollaiato sul costone. La nostra guida è Sara Crivella, giovane e brava, originaria della vicina Acquappesa; in paese ci fa gli onori di casa una piccola delegazione locale. Il percorso di visita parte dalla Porta del Sangue – che nel nome stesso ricorda la sanguinosa repressione, ad opera della Chiesa, dei Valdesi qui rifugiatisi dal Piemonte –

La Porta del Sangue a Guardia Piemontese

e si snoda attraverso altrettanti punti significativi: la roccia portata qui dai monti della Val Pellice; le antiche porte munite di spioncino e apribili solo dall’esterno; la torre di guardia; il bassorilievo donato dalla Regione Piemonte, rappresentante la storia dell’emigrazione piemontese e calabrese; infine il centro di cultura Gian Luigi Pascale, destinato a museo della civiltà valdese, ancora in via di allestimento. E’ interessante notare che Guardia è isola linguistica occitana e tiene molto a mantenere stretti contatti con i paesi occitani, specialmente quelli piemontesi: ci incuriosisce questo che non è un dialetto – loro ci tengono a rimarcare – ma una lingua (vagamente imparentata con il francese), di cui ci danno simpaticamente qualche frase esemplificativa. La visita è terminata, noi ci attardiamo ancora un po’ con i nostri ospiti, desolati perché per una serie di circostanze avverse stasera non hanno potuto raggiungerci gli esponenti della comunità valdese (ma si adopereranno al massimo per organizzarci un incontro con loro domani). Il ritorno dal paese alla Marina sulla stretta e tortuosa strada e per giunta al buio mette a dura prova la consumata abilità del nostro autista, Nicola, tanto che sarà possibile superare qualche tornante (mentre tutti tratteniamo il fiato) solo con l’aiuto di Michele che, scendendo dal pullman, aiuta nelle manovre (da notare che il nostro è un pullman da 53 posti e lungo 12 mt.).
A cena, lo staff dell’albergo dà il meglio di sé; il consueto rendez-vous, nella saletta dell’albergo, conclude piacevolmente la nostra prima giornata calabrese.

Domenica 22 gennaio
Prima di partire per le mete in programma, qualcuno di noi tenta di mettere il naso fuori dell’albergo, per esplorare la striscia di costa non facilmente raggiungibile per via della strada ferrata che la separa dall’entroterra. Stamattina andiamo a Fuscaldo. Si comincia la visita con una lenta e faticosa ascensione per una lunga scalinata che ci porta fino alla sommità del paese, e ai ruderi del castello che fu dimora dei marchesi Spinelli, antichi feudatari del luogo. Affacciati al belvedere che sovrasta la vallata, ci concediamo una pausa, mentre Sara ci indica in basso un sentiero, l’antica via istmica che attraverso la valle del Crati collegava in passato i due versanti, tirrenico e jonico; ci descrive l’ambiente naturale, dove ci sono laghetti in cui si può incontrare il “tritone alpestre”, raro esemplare di fauna montana. Sorprendente paese, Fuscaldo, dotato di doppia cinta muraria, caratteristico soprattutto per il numero notevolissimo di portali che tra il 16° e il 18° secolo (se non erro) gli scalpellini realizzano utilizzando la pietra locale in una serie di esempi di grande valore decorativo. Molto belli anche i palazzi, alcuni dei quali, per imponenza, mi ricordano certi edifici carichi di storia della vecchia Napoli. Sara ci fa notare i murales, uno dei quali raffigura Riccardo cuor di Leone, a ricordo del suo passaggio, sulla via del ritorno dalle guerre cristiane in Oriente. Muovendoci per le strade del paese, non di rado incontriamo persone – soprattutto donne – che sulla soglia di casa, o affacciate alla finestra, hanno tanta voglia di parlarci, di raccontarci con parole proprie qualcosa del luogo in cui vivono, sovrapponendosi alle spiegazioni di Sara… Curioso è il contrasto tra l’intero paese, dove predomina il grigio della pietra, con la piazza principale, sorta di balconata sulla collina, vestita a festa con intonaci colorati in toni rosa e gialli: qui facciamo una piccola sosta – caffè. Uscendo dalla Porta della Croce, scambiamo due chiacchiere con la fioraia, che ci dice di essere di origine barese e di trovarsi bene a Fuscaldo, dove abita da sette anni; molto gentile, ci offre delle rose. Tornati sul pullman, riprendiamo il viaggio: Sara ci parla di Riace, paese che si distingue per il recupero delle attività tradizionali, proprie della civiltà contadina (ne avevamo avuto un’idea vedendo in sede il documentario di Vittorio De Seta) come la lavorazione della ginestra per la confezione di cesti e la tessitura.
Arriviamo a San Marco Argentano che è già ora di pranzo. Velocemente visitiamo la Cattedrale, completamente ricostruita, con un interessante dipinto del ‘400 raffigurante San Nicola in un tripudio di rosso e oro, e la cripta, ritrovata intatta durante i restauri (1938); poi il piccolo Museo Civico che custodisce la collezione donata dal prof. Mario Morelli. Raggiunto il ristorante/enoteca “Le Baccanti”, sediamo a tavola per gustare le delizie gastronomiche per noi preparate, (molto apprezzati il vino – rosso della Valle dell’Esaro /vitigno Magliocco – nonché i bocconcini di suino, che provocano un’ordinazione collettiva di salsiccia con apertura straordinaria della bottega del vicino macellaio). Ci hanno raggiunto da Catanzaro Francesco e Carmelo Viapiana, esponenti della comunità valdese di Dipignano, che s’intrattengono a pranzo con noi: con loro intavoliamo un bel dialogo per soddisfare le nostre curiosità sul Valdismo in terra di Calabria. Il tempo vola e rimane solo un piccolo spazio – prima del tramonto – per il paese e i suoi monumenti: la fontana di Sikelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo; la Torre Normanna, (costruita dallo stesso Roberto il Guiscardo, usata anche da Federico II come prigione per il suo figlio ribelle, Enrico VII detto lo Sciancato). In cima alla Torre scattiamo un bel numero di foto-ricordo, e con sorpresa ne troveremo una, già stasera, sul sito internet di San Marco Argentano! Il paese si era preparato per farci degna accoglienza, aprendo apposta per noi tutte le botteghe del centro storico. Solo qualcuno di noi riuscirà a fare un frettoloso shopping in una bottega di prodotti tipici, poi veniamo richiamati all’ordine: si è già fatto buio e il pullman ci aspetta per riportarci a casa. Tra la visione del film “La regina Margot” di Chéreau, tratto dal romanzo di Alexandre Dumas, e una manciata di riflessioni collettive, termina la nostra piacevole due giorni in Calabria.