Diario di viaggio

Archeologia industriale nel Salento

28-29 novembre 2015

a cura di Angela Mengano

Sabato 28 novembre

Una fredda seppur soleggiata mattina di fine novembre per conoscere alcuni segni significativi del patrimonio industriale nel territorio salentino. Antonio Monte, architetto e ricercatore, attento studioso della materia, ci aspetta a San Cesario di Lecce, in via Ferrovia, davanti all’ex distilleria De Giorgi, per introdurci negli ambienti ove prosperò (attiva fino al 1999) una industria che era un fiore all’occhiello per l’intera regione. I suoi liquori andavano in giro per il mondo: basti pensare alla scena di Casablanca in cui l’inconfondibile profilo della bottiglia di Anisetta De Giorgi è ben visibile sul bancone del bar a cui è appoggiato Humphrey Bogart!

Anisetta foto

Molte cose apprendiamo dal nostro amico architetto sulla storia economica della nostra regione dove, accanto alle principali risorse dell’olio e del vino, ebbe notevole sviluppo l’attività di distillazione. La storia della distillazione a San Cesario parte dal 1880 con Carmine De Bonis, ma si allarga e prende piede tra il 1906 e il 1907 con la costruzione del primo nucleo della Distilleria di Vito e Nicola De Giorgi, quella da noi visitata; attività poi continuata dai figli.

Distilleria

Si distillava di tutto. A San Cesario, dove spuntarono diverse distillerie, fioroni, fichi, datteri provenienti dalle colonie. Si faceva di tutto: vino, aceto, liquori, persino profumi. A Barletta invece si distillavano carrube . Esiste ancora, nella ex-distilleria di Barletta, un “trita carrube”; la presenza di macchinari d’epoca –sottolinea Antonio Monte- è l’elemento distintivo dell’autentica archeologia industriale. Un altro segno di sensibilità esistente nel territorio è la prossima apertura a Maglie del Museo del Patrimonio Industriale nella ex sede del Mobilificio Piccinno, prestigioso esempio di ebanisti salentini le cui creazioni hanno arredato, tra l’altro, il salone del Casino di Stupinigi e lo studiolo del Pontefice Benedetto XV. Tra gli esempi di patrimonio industriale da tutelare nella nostra regione, citati da Antonio Monte e a noi del tutto ignoti, vi è pure il Mulino Scoppetta a Pulsano, dichiarato nel 2001 monumento nazionale.
Una piacevole pausa per un “aperitivo” (ma l’espressione ci appare immediatamente riduttiva!) nella casa/residenza per artisti di Paola e Alessandra Pomarico.

casa Pomarico

Tra un piatto di ciceri e tria e un bicchiere di vino rosso respiriamo un’ atmosfera dove l’arte contemporanea e l’attenzione alle dinamiche sociali si coniuga in modo speciale, intelligente, aperto, alla tradizione salentina fatta di calore e semplicità; apprendiamo di progetti di formazione (Free Home University) curati da Alessandra Pomarico e altri insieme alle istituzioni (Comune, Regione) con il preciso intento di mettere in contatto la comunità locale con quella internazionale, sperimentando nuovi modelli di comunità attraverso l’arte, la cultura, l’agricoltura, nonché modelli di economia alternativa attraverso sharing, baratto e scambio di competenze.
Proseguiamo per Maglie, con la sosta nell’ex-conceria Lamarque, [oggi albergo/dimora storica di grande fascino] attività impiantata a metà Ottocento da due fratelli francesi, Jean e Pierre Lamarque, e qui testimoniata da un insieme di cisterne, vasche, canali e reperti perfettamente conservati, che un sapiente restauro ha saputo valorizzare; un viaggio indietro nel tempo, completato dalla proiezione di un video illustrativo. Una curiosità tra tante: alla profumazione delle pelli si provvedeva con polvere di mirto e di ghiande della quercia vallonea.

conceria Lamarque

Prima di lasciare Maglie per raggiungere Lecce, ecco il Museo Civico Decio De Lorentiis, che ricordavo polveroso e antiquato nei lontani anni ’70, oggi degnamente ambientato a Palazzo Sticchi e ricco di reperti interessanti. Citerò tra i tanti: ossa di equus hydruntinus (asino europeo); ala di pinguino (alca impennis); ossa di mammuth; mandibola di iena; calchi di Veneri (dea madre) provenienti da scavi e ritrovamenti in luoghi simbolo della preistoria regionale come Grotta Romanelli e Grotta dei Cervi.
Chiudiamo la visita con l’interessante sezione etnografica dedicata ai paesi africani e costituita con gli oggetti donati da Florio Santini (1923 – 2007) che li aveva raccolti nel periodo trascorso in Senegal e Kenya come addetto culturale presso le ambasciate italiane.
A Lecce ci attende il comfort raffinato dell’Hotel Patria, storico albergo nel cuore della città proprio a due passi dalla bella chiesa di Santa Croce.

Domenica 29 novembre

Il Museo Ferroviario della Puglia è nato dall’intraprendenza di un gruppo di appassionati di ferrovie che, creando l’ Associazione Ionico Salentina Amici Ferrovie (onlus) hanno lavorato instancabilmente ad un progetto mirante a diffondere la ”cultura ferroviaria”, con la partnership del Comune di Lecce che – acquisiti i locali – ha reso possibile l’apertura del Museo, anche impegnando fondi per la ristrutturazione e il recupero degli ambienti e dei treni storici.

treni storici

Così attraversiamo –in un viaggio a ritroso nel tempo- i vari locali del Museo, dove sono esposti componenti ormai storici e non più in uso dei treni, foto d’epoca, plastici, cimeli d’ogni genere; infine, nei vasti capannoni, ci divertiamo a salire sui treni storici recuperati (il più vecchio risale al 1911); nelle vecchie carrozze, memoria di un passato neanche troppo lontano, una mostra dal titolo eloquente “Signori in carrozza!” espone vecchie affiches d’epoca (fine ‘800–anni ’50 del 20° secolo) concepite per far pubblicità al turismo ferroviario. Ma c’è di più: la littorina! un ricordo che risale ai primi anni sessanta. Ed infine, persino un sinistro esemplare di carrozza “cellulare” (per detenuti) dove le singole cabine sono vere e proprie celle.
Poi siamo a pranzo da “Le zie” storica rinomata trattoria dove possiamo gustare gli autentici sapori salentini, in un’atmosfera…inconfondibilmente leccese che ci mette immediatamente a nostro agio.
Il nostro pomeriggio nella città di Lecce è dedicato alla visita del cinquecentesco Palazzo Tamborino-Cezzi, che il regista turco Ferzan Ozpetek con occhio esperto ha scelto come location per alcuni dei suoi film più recenti.

Palazzo Tamborino_Cezzi

Qui veniamo gentilmente accolti dall’attuale proprietario, Fernando Cezzi, editore e studioso, insieme alla figlia Maria Irene, che ci mostrano le perle di questa fascinosa dimora, dalle scuderie, al giardino (preceduto da tre atrii, uno dei quali a cielo aperto) ricco di piante antiche, come il nespolo, la siepe di bambù, la profumatissima gaggìa (“acacia farnesiana”, così denominata perché introdotta per la prima volta dal Sud-America da Elisabetta Farnese negli Horti Farnesiani) fino agli aristocratici saloni del piano nobile. E –per finire– visitiamo al pianterreno la Wunderkammer (Sala delle Meraviglie), dove sono esposti documenti storici, oggetti di famiglia, e anche spartiti.
Ed eccoci alla degna conclusione della nostra giornata leccese: l’incontro nella Fondazione Palmieri –ospitata nella rinascimentale chiesa (sconsacrata) di San Sebastiano– con la scrittrice Laura Madonna Indellicati, che promuove laboratori di scrittura, lettura e filosofia del silenzio, a partire dalla riflessione sul Silenzio di Duccio Demetrio, che si va ampliando in nuove sfaccettature con l’indagine tra scrittura autobiografica, silenzio e natura; temi che ci stanno particolarmente a cuore e che l’ADIRT da tempo coltiva; in pullman, sulla via del ritorno, torneremo a riflettere e discutere sui temi che ci hanno appassionato nel corso di questo bel weekend in terra salentina.

La galleria fotografica del viaggio