Muro Lucano: percorso storico-ambientale guidato da Gianni Pofi
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Muro Lucano: percorso storico-ambientale, guidato da Gianni Pofi
11 aprile 2010
a cura di Roberta Ruggiero
Il territorio
Subito dopo Gravina lasciamo le Murge e entriamo nel territorio delle argille lucane, nate nella fossa bradanica invasa dalle acque, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti che sconvolgono la zona. Le argille sono di vario colore, anche azzurre, molto instabili, soprattutto per l’incuria degli uomini. A proposito di incuria, imperizia e avidità umane, di fronte alle numerose pale eoliche disseminate sul territorio riflettiamo
a) su come per istallarle spesso si nuoce al territorio sottostante;
b) sul non risolto problema dei certificati verdi, per acquisire i quali a volte vengono istallate pale il cui rendimento sarà minimo, ma consentirà di incamerare quote verdi che permetteranno il successivo impianto di centrali tradizionali.
Sono presenti solo alcuni calanchi (molto numerosi, invece nella zona bassa di Matera, dove si dovrebbe dar vita in futuro ad un parco di calanchi), numerose invece le formazioni di arenarie, simili a quelle delle dolomiti lucane, che emergono con le loro punte rocciose. I campi sono coltivati a cereali e fave per il foraggio, un mare verde, un vasto latifondo sede di lotte contadine. La riforma fondiaria (anni ‘50-‘60) ha disseminato nella zona molte case coloniche, oggi abbandonate perché la coltivazione di cereali o l’allevamento ovino, anch’esso qui praticato, non hanno bisogno di lavoratori stanziali, per cui questi hanno preferito risiedere nei paesi vicini, o emigrare, spinti dal duro lavoro…
Costeggiamo borgo Taccone, costruito nel ‘50, ora deserto, fatta eccezione per un bar tipo far west. Ecco Acerenza, Acherenzia dedicata a Giove dell’Acheronte. Prima sosta in una stazione di servizio e poi via verso Tolve con i suoi palmenti, grotte scavate lungo il ripido pendio per conservare il vino, oggi quasi scomparsi. Sulla cima di una collinetta due siti archeologici: una villa romana dai bei pavimenti (I- VI sec. d.c.) e una villa ellenistica (III sec.) non visitabili. Quindi Cancellara, nata su insediamenti romani; sulla sommità del versante Vaglio, con scavi visitabili; e Romano, con un santuario dedicato alla dea delle acque. Percorriamo la SS.196 e poi l’Appia moderna che collega Potenza a Matera, in fondo si staglia Brindisi di Montagna. Passiamo da Satriano, sito archeologico con torre medioevale, difficile da raggiungere. Subito dopo Savoia Lucana, il cui nome era Salvia, città natale dell’ anarchico Passarelli, primo attentatore di Umberto di Savoia; il paese fu costretto a cambiare nome per cancellare ogni legame col Passarelli, in realtà uomo molto poco pericoloso, visto che l’arma di cui si servì era solo un temperino. Savoia Lucana, Satriano e S.Augello alle fratte hanno interessanti murales contemporanei.
Muro
Arriviamo nei pressi di Muro, paese ad anfiteatro affacciato su una frattura tettonica. A sinistra il monte Paratiello con querceti e faggeti, a destra altri monti. In basso il torrente Platano che si insinua nelle gole di Ricigliano, costeggiate da una vecchia linea ferroviaria. Il paese, nato nel IX secolo, ha una posizione strategica per la difesa, con una sorgente d’acqua che alimentava mulini e un successivo lago artificiale. Il tutto portato via, insieme alle case, dal terremoto del 1980. La ricostruzione che abbiamo potuto ammirare, in una piacevole passeggiata, è veramente pregevole, essendo riuscita a non snaturare il luogo, riproponendo forme e colori del vecchio paese. In alto il castello, la cattedrale, il seminario, il primo edificato dopo il concilio di Trento. In basso il borgo antico e quello nuovo con una ottocentesca chiesa dedicata a Sant’Andrea. Il protettore è San Gerardo, ricordato in numerosi angoli con quadri contemporanei, segni di forte devozione, ma di dubbio pregio artistico.
Il museo
Dopo un piacevole pranzo, la visita al museo, veramente da non perdere. Un interessante pannello all’ingresso ci informa che, di fronte alla complessità del reale il museo non ha scelto la semplificazione, ma la frammentarietà, perchè “l’archeologia è dubbio, lacuna e frammento”. La promessa è mantenuta, molto interessante la visita guidata da un addetto appassionato e disponibile. Mi hanno molto colpita, tra l’altro, i corredi funerari, i resti delle antiche mura con iscrizioni in caratteri greci, i pavimenti a mosaici.
Con gli occhi e la testa colmi di immagini e idee torniamo a Bari.
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