Diario di viaggio

Roma millenaria

17-20 febbraio 2011

a cura di Angela Mengano

Giovedì 17 febbraio

Siamo partiti alle sette, per essere a Roma intorno all’ora di pranzo; dopo una sosta ristoratrice all’ hotel Colombo, in viale Cristoforo Colombo , siamo pronti per iniziare il nostro viaggio alla scoperta della città eterna nell’intreccio tra arte antica e contemporanea, accompagnati da una guida d’eccezione, Massimiliano Di Leva, il giovane studioso ( laureato in filosofia ma anche specializzato in arte contemporanea, tant’è che ha scritto un libro sul “post-moderno”) che avevamo conosciuto e apprezzato a Napoli nel corso di una visita in quella città.

Già durante il tragitto da Bari a Roma Lucia ci ha letto tra l’altro le riflessioni di Stefano Bartezzaghi di “Repubblica” sui “nuovi musei” tra la cultura dell’antico e le sperimentazioni del contemporaneo.
Iniziamo il nostro giro attraversando l’EUR, interamente costruito in previsione dell’Esposizione Universale del 1942, poi non tenutasi a causa della seconda guerra mondiale: il Palalottomatica, progettato da Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini nel 1956; l’obelisco dedicato a Marconi; la “nuvola” progettata da Fuksas per il Palacongressi in costruzione; entriamo nella città millenaria per la porta Ardeatina, con la bella cinta delle mura aureliane, con uno sguardo fuggitivo, ma smarrito da tanta bellezza, mentre Massimiliano ci indica, tra l’altro, le Terme di Caracalla; il Palatino; il palazzo Buonaparte in piazza Venezia; il palazzo Grazioli(!!!!); largo Argentina (dove venne accoltellato Giulio Cesare) ; l’arco di Giano, quadrifronte; Santa Maria in Cosmedin; il palazzo della posta di via Marmorata (opera dell’architetto Adalberto Libera, autore anche del palazzo delle Esposizioni all’EUR e di casa Malaparte a Capri); il cimitero acattolico (tombe di Gramsci, Keats, Shelley); la piramide cestia.

 

 

Tanti i luoghi attraversati, dove sono stati ritrovati i reperti, molti dei quali poi ritroviamo nella Centrale Montemartini, sede espositiva dei Musei Capitolini, che ospita una ricchissima rassegna di statue, epigrafi, mosaici della Roma antica all’interno degli spazi di una centrale termoelettrica in disuso: di straordinario impatto l’ambientazione, in particolare nella sala macchine e nella sala caldaie, tinteggiate in delicati toni di azzurro e verde. Massimiliano con nonchalance ci porge qualche amenità (alle statue prima furono i barbari a staccare le teste, poi i papi a staccare i peni) e qualche riflessione (il simbolo del triangolo nel mondo cristiano proviene dalla tradizione greco-romana ). Stupendi i mosaici, i fregi a forma di tralci di acanto provenienti dagli horti sallustiani, le colonne in marmo “pavonazzetto”(frigio), africano etc ; curiose le statue dei personaggi che si facevano orgogliosamente raffigurare insieme ai propri padri e figli.
Con questa visita si conclude la prima nostra giornata romana: torniamo in albergo per la cena, accompagnati dalla timida apparizione della pioggia.
Venerdì 18
Una magnifica giornata di sole offre i migliori auspici per la nostra escursione a Ostia antica. Lungo il grande decumano si snodano via via le tombe a colombaio; le botteghe; il piazzale delle corporazioni; il teatro; il termopolio (vero e proprio fast food dell’antichità); il tempio di Nettuno (ma i mosaici sono nascosti sotto un telo che li protegge dalle intemperie; qui un gruppo di studenti ci chiedono aiuto per portare al loro professore la risposta al quiz”quanti pesci cavalcati da amorini figurano nel mosaico?”); il sacello con l’ara di Romolo e Remo; lo splendido pavimento di marmi policromi e i due amorini abbracciati della domus di Amore e Psiche.

Dopo la pausa pranzo consumata al “Peperoncino”, ruspante locale gestito da calabresi in zona San Paolo, ci spostiamo a Cinecittà per la visita degli “studios”, o piuttosto di quel che ne è rimasto attraverso un lungo periodo di progressivo decadimento, che possiamo “respirare” spostandoci nei vari ambienti , accompagnati dalla nostra guida Mara: che tristezza tornare su quello che fu il set di Federico Fellini, lo studio 5, mentre tutto qui intorno sembra ridursi ad Amici e Grande Fratello! Molte le ricostruzioni di location per vecchi film, ma ancora più numerose quelle utilizzate per le fiction televisive. In ultimo, Mara ci porta sul luogo dove sono appena terminate le riprese di un film, di cui non ci può rivelare il titolo, ma che non tardiamo a identificare in Habemus papam di Nanni Moretti.

Sabato 19
Anche oggi c’è un bel sole! La giornata è dedicata ai nuovi contenitori per la musica e per l’arte. Mentre attraversiamo la città in pullman, il nostro Massimiliano tiene una “lectio magistralis” sul post-moderno, guadagnandosi la nostra ammirazione. Insieme a lui visitiamo l’Auditorium-Parco della Musica, la grandiosa realizzazione di Renzo Piano, sul modello della Sala della Filarmonica di Berlino (1963) con la grande cavea esterna e le tre sale da concerto di grandezze digradanti, dalla Santa Cecilia (2756 posti, dove stanno prendendo posto a poco a poco gli strumentisti per una prova d’orchestra) alla Sinopoli (1200) e alla Petrassi (673; usata anche per la danza, il teatro, l’operetta, nonché per il festival cinematografico). Sale tutte e tre sormontate da gusci simulanti la cassa armonica di un liuto. Dal terrazzo esterno guardiamo i reperti archeologici il cui ritrovamento a suo tempo ritardò la realizzazione del complesso; sono ora integrati come giardino con la messa a dimora di un gruppo di ulivi.

Dall’Auditorium al MAXXI...il passo è breve, ora la parola passa a una donna-architetto, la irachena Zaha Hadid. E ancora una volta Massimiliano ci dice cose illuminanti sull’arte contemporanea. Nel grande atrio di ingresso: “Widow” di Anish Kapoor; una mostra dedicata al grande architetto Pier Luigi Nervi ; una mostra fotografica che documenta i lavori di cantiere, con le foto, tra gli altri, di Berengo Gardin, per citare solo uno dei più famosi. Mi colpisce una frase di Olivo Barbieri: “Trovo interessante l’operazione di smaterializzazione messa in atto da Zaha Hadid: la sua è un’architettura quasi liquida che non “prende sul serio” la legge di gravità”. Esposte, al piano di sopra, le opere vincenti il Premio Italia Arte Contemporanea promosso dal Maxxi (tra cui quella della molfettese Rossella Biscotti).

Prima di lasciare il MAXXI, ci rinfranca una pausa al sole, nel cortile del museo. Poi andiamo a visitare il MACRO, anche questo progettato da un architetto donna, la francese Odile Decq, ricavato in una preesistente area industriale dall’edifici della fabbrica della birra Peroni) . Al centro della struttura, un “cuore pulsante”, rosso, e intorno le sale espositive, con un’ampia rassegna di artisti italiani e non, e tra questi La donna gravida di Pino Pascali, emozionante. Poi L’attico di Fabio Sargentini; Gilbert§George; Giulio Paolini; il laboratorio di Mario Schifani, e tanto altro. Chi c’è stato, ha raccontato mirabilie anche delle avveniristiche toilets.
Per completare la giornata, formiamo un gruppetto per la mostra “Chagall – Il mondo sottosopra” in una affollatissima Ara Pacis, poi il ritorno in albergo per la cena.

Domenica 20
La giornata del rientro a Bari inizia con la visita di Palazzo Farnese e della mostra che illustra cinque secoli di storia della famiglia Farnese e di quelle (Borboni in primis) che si avvicendarono nel palazzo, riportandovi da vari musei i capolavori nati dal mecenatismo farnesiano: il ritratto di Paolo III di Tiziano da Capodimonte; la copia dell’Ercole Farnese, sempre a Capodimonte; la galleria dei Carracci, tutta affrescata con soggetti mitologici tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, di grande sensualità, che fece scandalo all’epoca, per essere nella residenza di un cardinale. Lo sguardo acuto di Laura Carenza fa notare la bellezza dell’intonaco alle pareti: è un intervento di Balthus in sede di restauro, ci rivela la nostra guida! Ci sono anche opere di El Greco; c’è la sala dei Fasti farnesiani, dove furono girate le riprese della Tosca televisiva ; nel video riconosco lo Scarpia di Ruggero Raimondi.
Finita la visita dello splendido palazzo Farnese, alla cui realizzazione si avvicendarono i migliori architetti dell’epoca, dal Sangallo a Michelangelo, per finire con il Vignola, una bella passeggiata tra piazza Farnese, Campo dei Fiori e piazza Navona conclude le nostre giornate romane.
Lasciata Roma, ci attende la sosta pranzo a Castelgandolfo, nel ristorante La Gardenia, in magnifica posizione ai bordi del lago. Un ottimo pranzo (con fettuccine ai funghi e porchetta) e una bella passeggiata sino alla residenza pontificia, nel cuore della cittadina, concludono in bellezza la nostra gita.