30 aprile 2012

Lev Nicolaevic Tolstoj,  Sonata a Kreutzer, Feltrinelli 2011 

di Antonella De Maio

Un testo passionale e forte, straordinariamente attuale per l’analisi della visione degli uomini sulle donne e delle donne su loro stesse. La progressione del racconto dell’uxoricida è in perfetta sintonia con la sonata di Beethoven, con la sua incalzante sonorità. Ricorre in questo romanzo il tema della musica come metafora della sensualità e delle più intime pulsioni femminili (si pensi al film di Jane Champion “Lezioni di piano”) che vengono intercettate da un soggetto altro dal legittimo consorte. C’è tutto il mondo di Tolstoj dentro questo romanzo, con tutte le sue contraddizioni ed i suoi atti d’accusa contro le istituzioni. Tolstoj era un misogino che amava le donne, mi si perdoni l’ossimoro, ma traspare da tutti i suoi scritti, compreso questo. L’attrito coniugale nasce da un equivoco di fondo che vale per i protagonisti del romanzo, ma anche in generale: l’uomo si sposa per il bisogno di creare una famiglia, la donna si sposa per il bisogno o la speranza di trovare l’amore.

Il film “Quale amore”, pur essendo trasposto nella nostra contemporaneità, è molto fedele al romanzo, con una fotografia dai colori lividi, come la gelosia del protagonista. E’ privo dell’ironia di Tolstoj, ma è pieno di compassione per l’angoscia dell’uomo che si tormenta per non avere il possesso totale della moglie.

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di Amalia Mancini

Quello che colpisce di questo libro è l’inspiegabile vigore che emana ogni sua pagina. E’ un crescendo di forza che vessa Podnysev rendendolo schiavo della violenza. Eppure non è un libro violento, anzi. Forse quello che manca è proprio un po’ di pietà, la pietas. I sentimenti che muovono il protagonista de “La sonata a Kreutzer” sono intrisi di una grande forza drammatica. Ci si trova di fronte a un “insaziabile odio-amore carnale che si svolge tra due egoismi di segno sessuale opposto”.

Domina su tutto il romanzo la carnalità che Tolstoj attribuisce a “un eccesso di cibo inghiottito” che defluisce poi nel sesso.
Le donne, secondo l’autore, “vivono degli stessi interessi delle donne delle case di tolleranza”. La libertà della donna consiste pertanto “… nell’avere il diritto di servirsi del maschio e di astenersi da esso secondo il proprio desiderio, di scegliersi il maschio…”
L’intero romanzo si muove in questo travagliato rapporto uomo-donna, marito e moglie.
Il treno fa da cornice, con il suo incessante sferragliare, a questo erompere vulcanico di Podnysev, che riporta con ardore il pensiero integralista dell’autore facendone quasi una teoria sociologica. Qualcuno ha detto che Tolstoj voleva solo fare un appello a una maggiore purezza dei costumi…
Siamo indubbiamente lontani da una visione moderna della donna e dei rapporti di coppia, anche se le problematiche messe in discussione sono attuali, attualissime, come l’epilogo della vicenda che sfocia nell’uxoricidio.

Il confronto con la realtà odierna non ci consola. Registriamo purtroppo un delirante incremento di delitti contro le donne, di uomini che odiano le donne.

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di Isa Bergamini

Grande la tragica attualità di questo libro, per questo riporto una parte del testo sottoscritto in questi giorni da molte donne e molti uomini.

“Mai più complici”

Cinquantaquattro. L’Italia rincorre primati: sono cinquantaquattro, dall’inizio di questo 2012, le donne morte per mano di uomo. L’ultima vittima si chiama Vanessa, 20 anni, siciliana, strangolata e ritrovata sotto il ponte di una strada statale. I nomi, l’età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità. E’ ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza. Queste violenze sono crimini, omicidi, anzi FEMMINICIDI. E’ tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano tutti interi i volti, le parole e le storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà.

Comitato promotore nazionale Senonoraquando, Loredana Lipperini, Lorella Zanardo-Il Corpo delle Donne