17 novembre 2012

Jonathan Franzen, Libertà, Einaudi, 2011

di Elisa Cataldi

Un fiume in piena, una valanga di parole, di temi, di personaggi.
L’America raccontata in Americano da un Americano.
Un ritratto sarcastico ed impietoso dell’America dagli anni ‘70 ad oggi, fa da sfondo ad una saga familiare fatta di tante storie, tante intricate vicende, descritte tutte in un modo così dettagliato da risultare spesso esasperante. Horror vacui!!!
Peccato, perché in una narrazione tanto prolissa e dispersiva, sono comunque individuabili tematiche importanti ed analisi molto interessanti e condivisibili.
Il filo conduttore, come recita il titolo, è costituito dalle Libertà: libertà personali e libertà sociali e, se per quel che riguarda il sociale e politico siamo proprio in America, quando viene affrontato il nodo doloroso della famiglia, del vivere quotidiano, della difficoltà di operare delle scelte… ci siamo proprio tutti ed il romanzo assume un respiro universale.
I temi affrontati sono i più diversi: dall’ambiente alla sostenibilità, dall’incremento demografico alle risorse energetiche e poi l’11 settembre ed i “fondamentalismi gemelli” di Bush e di Bin Laden e quello che quell’attentato ha rappresentato per il senso dell’identità e dell’orgoglio nazionale americano. Ci sono le disastrose guerre in Iraq ed in Afghanistan e gli interessi che le sostengono, la questione ebraico – palestinese e soprattutto la corruzione seduttiva e dilagante.
Tutto questo è solo il paesaggio nel quale si dipana la difficile storia di una famiglia (con tanti, troppi annessi e connessi !) come tutte, molto imperfetta. Fragilità, errori, compromessi, sfide, tradimenti, ma anche accettazione, fiducia e… nonostante tutto, AMORE !!!
Il tutto nel classico stile americano sempre brillante, sagace, che non conosce pause, esitazioni, silenzi, pieno di frasi fatte e di modi di dire “rituali”, completamente svuotati di contenuto (…”va tutto bene!..” “…mia cara dolce Patty…” etc.)
E non manca neppure il “lieto fine all’americana” in perfetto stile Pretty Woman!
Peccato, perché invece la lettura, a fronte delle ben 620 pagine, è facile, fluida, perfino divertente.
Tutto sommato posso dire di essere molto contenta di aver letto un libro che, se non mi fosse stato consigliato, spontaneamente non avrei mai scelto di leggere!!!

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di Isa Bergamini

Un libro a tesi questo di Franzen e lo si sente da come scorre in modo minuzioso il racconto, quasi che non voglia lasciare vuoti che possano distrarre dalla dimostrazione che sta costruendo. Molti i fili, molti i piani del sentire e del raccontare. Una dettagliata descrizione di una famiglia americana di oggi, nelle cui dinamiche possiamo riconoscere storie e luoghi di libertà soffocate o conquistate così come avviene nella nostra esperienza.
Risulta evidente dalle pagine del libro, che la libertà è relativa ed alcune volte mimetizzata da falsi miti, lasciando così ad oscuri manovratori di utilizzarli per operazioni ingiustificabili e ciniche.
Molte le analogie di “Libertà” con “Il racconto d’inverno” di W. Shakespeare, che viene citato nell’esergo, dal confronto fra giovani e adulti, agli anni di assenza e di separazione della coppia, dall’inimicizia che scoppia tra vecchi amici, alla morte di una donna ed infine la conclusione pacificata finale anche se dolente.
Italo Calvino, nelle Lezioni Americane a proposito della Molteplicità, aveva scritto “…è il romanzo contemporaneo come enciclopedia, come metodo di conoscenza, e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo.” poi aggiungeva a proposito di Gadda citandone una pagina “ …egli vede il mondo come un sistema di sistemi, in cui ogni sistema singolo condiziona gli altri e ne è condizionato”.
Questa può essere la chiave di lettura di Libertà e di Correzioni di J. Franzen, ma anche di altri scrittori americani.

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di Vanda Morano

Trama ricca e complessa che forse andava un po’ “perimetrata”. Il romanzo è comunque una grandiosa epopea multigenerazionale, è la rappresentazione di un tumulto sociale e psicologico nell’America contemporanea. Storie individuali, trascurabili biografie, camminano in parallelo alla ‘grande storia’ e passano tutte attraverso dure verifiche. I personaggi sono monadi infelici alla ricerca di una difficile comprensione esterna. Tutti si misurano con le proprie scelte, con la propria libertà in un percorso di difficile riconciliazione con il proprio vissuto. Le vicende scivolano avanti e indietro tra digressioni e flash back. La memoria, spesso dolente, è macigno sul presente è qualcosa con cui bisogna fare i conti.
Walter e Patty, coniugi politicamente corretti, vivono una quieta quotidianità, in un mondo esemplare ma il loro ’sogno americano non sopravvive alla contestazione del figlio che vuole reinventare il mondo allontanandosi dalle attese dei genitori e al tradimento di Patty che va a letto col migliore amico del marito. Il romanzo si chiude con una ricomposizione finale che non è però un happy end. I personaggi non vanno più all’assalto del mondo, restano in piedi ma procedono con un bagaglio di occasioni perdute, con i fantasmi degli affetti dispersi. Si avverte un senso di minaccia: la vita è fragile, la libertà è catena e non coincide con la felicità.