9 gennaio 2013

Magda Szabò, La porta, Einaudi, 2007

di Elisa Cataldi

Si tratta della storia dell’amicizia veramente strana ed imprevedibile fra due donne molto diverse: l’io narrante, presumibilmente la scrittrice e la sua domestica Emerenc. La prima un’intellettuale con scarso senso pratico, assolutamente inadeguata al lavoro manuale e “domestico”, con un discreto margine di paure e di insicurezze, i suoi valori sono quelli tradizionali, le sue scelte un po’ retoriche e prive di coraggio. Poi c’è Emerenc, una figura di donna indimenticabile, un essere che vola alto nelle sue passioni come nelle sue miserie. Ruvida ma efficiente, misteriosa e magnetica, intimamente libera e coraggiosa, cinica ed insolente, capace di comunicare con esseri umani ed animali in modo viscerale ed autentico.
Pian piano, fra litigi e riappacificazioni, l’una impara a fidarsi ed affidarsi completamente all’altra, finché non interviene l’irreparabile…
Nel momento in cui la malattia allontanerà la povera Emerenc dal suo corpo e dalla sua mente, l’amica, credendo di fare il suo bene, nella speranza di salvarle la vita, ignora la promessa fattale, ma finisce così per provocarne la disperazione e la morte.
E’ la storia di un’amicizia… ed un tradimento o presunto tale, di tutte le contraddizioni, i dubbi, la sofferenza che comporta il farsi carico dell’anima di un altro essere umano, inevitabilmente diverso da sé.