15 marzo 2022

Jorge Amado, “Cacao“, traduzione di Daniela Ferioli, Einaudi, 2015. Proposto da Elisa Cataldi.

di Elisa Cataldi

Alla fine del 1800 – inizi del 1900 l’Europa e l’America del Nord si scoprono golose di Cioccolata: questo rappresenta lo stimolo per i latifondisti (o aspiranti tali) dell’America Latina ad una deforestazione selvaggia per fare spazio a monocolture di CACAO. Gli stati a sud di Bahia diventano l’Eldorado anche per migliaia di braccianti che si trasferiscono nelle “fazendas” col miraggio di guadagni che migliorino la loro atavica miseria. I proprietari delle piantagioni però, conoscono una sola legge: la produzione del Cacao e la sua quotazione. Lo sfruttamento della manodopera diventa clamoroso, configurando condizioni di vera e propria schiavitù.

Jorge Amado, all’età di 20 anni, nel 1933, avendo assistito direttamente a queste perequazioni sociali in quanto figlio di un proprietario terriero, grande produttore di cacao, scrive questo piccolo libro di denuncia (116 pagine) che risulta molto efficace e coinvolgente. Lo stesso Autore dice che non si tratta di un romanzo, non è letteratura, non vi è raccontata una storia vera e propria, ma dopo averlo letto risulta chiaro che oltre l’impegno politico, siamo di fronte ad un’opera di altissima letteratura, eccome!!! Si tratta di uno spaccato di quella società fatta di soprusi ed ingiustizie, che J. Amado denuncia con una scrittura semplice e diretta ma con la eccezionale capacità affabulatoria coinvolgente e ricca di sensualità, che caratterizzerà tutta la sua opera successiva.

Una miriade di personaggi vivi, pulsanti, dai sentimenti forti, intensi nell’allegria come nel dolore. Personaggi di fronte ai quali non si può restare indifferenti, così ben disegnati nel loro profilo psicologico, che non si fa fatica a riconoscere il prepotente, l’ingenuo, l’arrivista, il cattivo, l’amico, l’arrogante etc. Lo scrittore ci fa immergere in atmosfere di sopraffazione, di arroganza, di sofferenza, di rabbia, di odio, ma anche di amicizia, di solidarietà tra gli ultimi della terra e di estrema dignità. Un piccolo gioiello insomma, che ci fa comprendere i motivi di una svolta comunista e dell’inizio di una coscienza di classe come dice l’autore, col cuore pulito e felice.

Complementare a questa narrazione è risultato il supporto di: “Le vene aperte dell’America Latina” di Eduardo Galeano, che sviluppa le stesse tematiche anche se col taglio non più di un’opera letteraria, ma di una vastissima ed esaustiva inchiesta giornalistica.

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Breve nota a cura di Isa Bergamini dopo l’incontro del gruppo di lettura:

Il libro è risultato a tutte molto interessante e anche coinvolgente. Interessante per i temi storici, politici e sociali nel Brasile dei primi anni ‘30, ma anche coinvolgente per la scrittura alta di  J. Amado ancora in giovane età, quando scrisse questo libro. A più voci si è parlato di alta letteratura per la capacità dimostrata nel delineare i personaggi con pochi efficaci tratti e con una scrittura essenziale e diretta.

Molti i temi che il libro affronta e che sono stati colti e sottolineati.

J. Amado dichiara esplicitamente nella nota iniziale, il suo intento di aver voluto scrivere un libro politico, infatti la sua attenzione è in particolare focalizzata sulla presa di coscienza della solidarietà di classe da parte del giovane protagonista, intorno al quale si muovono personaggi appartenenti a classi sociali distanti e contrapposte che evidenziano le contraddizioni di quella società in quel momento storico. In particolare si è parlato della complessità di tutte le figure femminili, che anche in questo libro di J. Amado hanno una dimensione da protagoniste, come saranno ancor più nei libri scritti nella maturità.

Molto interessanti sono stati i riferimenti alla storia del Brasile fatti da Monica, che ci hanno permesso di cogliere una serie di sfumature che Amado è riuscito a far trasparire dalle pagine di questo piccolo e denso libro.

E’ stato fatto anche un ardito confronto con l’esperienza di Carlo Levi in luoghi e tempi diversi, ma con emozioni, scelte politiche simili e la volontà di denuncia di profonde ingiustizie sociali.

E’ stato detto che molti temi che J. Amado ha affrontato e denunciato nei suoi primi libri compaiono in “Le vene aperte dell’America Latina” di E. Galeano, scritto negli anni ’60. E’ anche stato sottolineato come ancora oggi la situazione di subordinazione delle classi lavoratrici rispetto alla classe dei padroni e al grande capitale internazionale, sia rimasta la stessa in America Latina dopo la violenta cancellazione di tentativi di nuovi ordinamenti democratici nel secolo scorso.

Accanto ai temi politici si è parlato della qualità letteraria di questo libro, per la sua costruzione, per il colore dal quale traspare il netto confronto etico ed estetico fra il mondo dei ricchi e quello dei “nati vinti”. Infine è stata sottolineata la felice chiusura del libro che si apre alla speranza, una speranza che nasce dalla consapevolezza dei propri diritti: “Partivo per la lotta con il cuore libero e felice”. Sono stati fatti riferimenti alle ricerche di Claude Lévi-Strauss, ai rapporti di J. Amado con J.P. Sartre e A. Camus.

Per un approfondimento sulla storia dell’America Latina al tempo della conquista, si è detto che è importante e molto interessante “La conquista dell’America. Il problema dell’altro” di Tzvetan Todorov, Einaudi.