Diario di viaggio.

NAPOLI

10 – 11 – 12 MARZO 2023

A cura di Angela Mengano

VENERDI 10 marzo 2023

Se finalmente  torniamo a Napoli lo dobbiamo a Lucia che in questi tre anni di stallo, causa Covid 19, non ha mai smesso di dialogare con i partner napoletani (albergo, guide etc) a suo tempo contattati. Il programma é stato ritoccato, alcune mostre nel frattempo sono andate perse, sostituite però  con bellissime stimolanti nuove proposte, e ritroviamo persino cambiato il nome dell’albergo che da Mediterraneo tout court è diventato Renaissance Mediterraneo.       

Il benvenuto ce lo dà la pioggia, ma dura poco: all’ uscita dalla mostra di Artemisia, tornerà il sereno.

Appuntamento in hotel con le due guide, Maria e Antonella, che subito ci dividono in due gruppi. La mostra Artemisia Gentileschi a Napoli” é a palazzo Piacentini a via Toledo, sede delle Gallerie d’Italia ed ex Banco di Napoli. Io sono nel gruppo di Maria: vivace, preparata, napoletana verace;  le sue spiegazioni sono spesso intercalate da colorite espressioni napoletane.

La Gentileschi visse a Napoli tra il il 1630 e il 1654. Per questo giustamente si è voluto dedicare alla pittrice questa grande mostra nella città dove visse a lungo e morì. Alle 21 sue opere  esposte fanno da contraltare le tele degli artisti contemporanei attivi in città (in primo luogo Stanzione, Cavallino e Finoglio) e questo rende bene il contesto artistico partenopeo dell’epoca. Tra loro anche una donna, Annella De Rosa (presente in mostra con Il ratto d’Europa) con cui la Gentileschi entra in contatto nei suoi anni napoletani.

Molti i soggetti femminili ritratti nelle opere in mostra, dalle sante alle eroine dell’Antico Testamento e del mito; notevole la tela del San Gennaro che ammansisce le belve, parte di un ciclo dipinto per la cattedrale di Pozzuoli. Emerge una potente sensibilità femminile che l’epoca in cui visse e le difficoltà affrontate per imporsi fanno ancor più risaltare.  Questa mostra fa emergere in modo molto evidente  la statura artistica di Artemisia, finora forse nota soprattutto per le dolorose vicende della sua vita.

Nella Galleria Umberto, dove ancora  resistono le reminiscenze dei fasti di un vecchio café chantant, il salone Margherita, una targa commemorativa del comune di Napoli rende omaggio alla scrittrice e giornalista Matilde Serao.

Costeggiando il teatro San Carlo, ancora chiuso per restauri,  e dopo una breve sosta allo storico Caffé Gambrinus visitiamo palazzo Zapata, sede del MUSAP (Museo Artistico Politecnico), creato dalla Fondazione Circolo Artistico Politecnico Onlus, testimonianza della vita artistica e letteraria napoletana dall’ Ottocento ad oggi, con sale fastosamente arredate (una di queste dedicata a Matilde Serao) e una ricca collezione di opere d’arte, dipinti e sculture, documenti fotografici, oggetti.

 Tempo libero fino alla cena, servita nel ristorante dell’albergo e accolta con apprezzamento unanime con menzione speciale per il branzino all’acqua pazza.

SABATO 11 marzo 2023

Prima colazione sulla terrazza panoramica, tra casatielli, sfogliatelle e l’imperdibile spettacolo del Golfo ai nostri piedi. Alla fine  mi metto al pianoforte e strimpello due canzoni rigorosamente napoletane, Santa Lucia luntana e Reginella, le prime che mi vengono in mente.  Puntuali, le due giovani guide vengono a prenderci in albergo. Il giro di oggi parte da via Foria, davanti a Porta San Gennaro, affrescata da Mattia Preti, partenza naturale per la visita al Rione Sanità, posta com’è di fronte al borgo delle Vergini. E qui ci viene svelata l’origine della denominazione “Sanità”, apparentata con “santità”, evocazione di salubrità dell’aria per la vicinanza alla collina di Capodimonte e luogo di sepoltura con presenza di catacombe. Finalmente alla Sanità,  mitico quartiere dove ai tempi dei miei studi universitari ma anche fino a non molto tempo fa non si osava entrare. Oggi, con il progetto San Gennaro Extramoenia e con il restauro di importanti monumenti come le catacombe di San Gennaro, San Gaudioso e San Severo e con il contributo determinante di persone come don Antonio Loffredo, parroco  della Basilica di Santa Maria alla  Sanità, si é messo in moto un circuito virtuoso che ha coinvolto i giovani del quartiere creando occasioni lavorative e di riscatto sociale.  Il quartiere accoglie con la sua vivacità travolgente e lascia un’impronta indimenticabile in chi lo visita: il mercato dei Vergini con i limoni che fecero innamorare Goethe e i pesciolini che guizzano nelle vasche; la lava dei Vergini che invase le strade di pietre e fango; il palazzo dello Spagnolo,

set di tanti film,  con il progetto di un museo dedicato a Totò, nato nel quartiere;  il palazzo Sanfelice, reso popolare  dalla fiction di RAI Uno Mina Settembre…finchè siamo nel cuore del rione Sanità, nella piazza dove  si fronteggiano da un lato la chiesa di Santa Maria alla Sanità (anche detta San Vincenzo alla Sanità) e dall’altro i murales  di Tono Cruz (Luce, Totò e Peppino dalla scena de La Banda degli Onesti).  Li ammiriamo,  mentre aspettiamo di poter entrare in chiesa dopo l’uscita di un  funerale.  Ci attendono, per la visita guidata, i ragazzi della Cooperativa La Paranza: ci ringraziano perchè con la nostra visita abbiamo loro consentito un incremento dei soci.  La cooperativa gestisce, oltre alla visita delle catacombe, una serie di altre attività tra cui una casa editrice (tra le ultime uscite “Vico esclamativo” di Chiara Nocchetti, edizioni San Gennaro, che racconta 24 storie di cambiamento) e un B&B, “La casa del Monacone” in via Sanità 124, restaurata da Riccardo Dalisi, figura chiave dell’arte dell’architettura del design, recentemente scomparso. Ma nel rione é stata anche creata un’orchestra giovanile, Sanitansamble, sul modello didattico del progetto Abreu nato in Venezuela da un’idea di Claudio Abbado. All’interno della chiesa cinquecentesca  é inglobata la chiesa paleocristiana, scendiamo  nei sotterranei per visitare le catacombe di san Gaudioso (santo africano e patrono del rione Sanità) che  rispecchiano il particolare rapporto della gente di Napoli con il mondo dell’aldilà.  Nella “galleria” degli “scheletri” ci viene indicato quello che si dice abbia dato a Totò ispirazione per comporre ‘A Livella”

(..Cca’ dinto, ‘o vuuo capì ca simmo eguale?…)

Completiamo la visita in sacrestia con  il monumentale bel “Presepe Favoloso”, opera della bottega La Scarabattola dei fratelli Scuotto, definiti dal maestro De Simone “dioscuri in jeans”: ci giriamo intorno perchè attorno alla Natività ospita in tutti i quattro lati una miriade di pupi e pastori anche ispirati all’attualità.

Dopo la pausa pranzo, rimanendo nel centro storico andiamo a visitare il complesso di Donnaregina Nuova e Vecchia, con le due chiese gotica e barocca. Il gotico di Donnaregina è tra i primi esempi dell’epoca: splendido il sepolcro di Maria d’Ungheria di Tino da Camaino con la sfilata di piccole statue dei figli della regina; il coro delle Clarisse e la cappella Loffredo con affreschi trecenteschi attribuiti alla scuola di Giotto e del Cavallini; la chiesa barocca, sconsacrata, ospita il Museo Diocesano con una galleria di magnifiche opere d’arte tra cui il San Zosimo di Antonello da Messina, in prestito da Siracusa. 

Relax in albergo, tranne per chi  non rinunzia a fare un ultimo giro per Napoli.

La cena del sabato sera, molto affollata, alla trattoria Medina, poco distante dall’albergo, ci offre una buona varietà di cibi sfiziosi di verace napoletanità. L’atmosfera é chiassosa e vivace; forse riflette l’euforia di una città che, rivivendo il mito di Maradona, santo protettore della città con San Gennaro, pregusta la conquista dello scudetto per la squadra del cuore.

DOMENICA 12 marzo 2023

Una scoperta straordinaria  e non programmata, per la necessità di modificare il programma delle giornate napoletane a causa dello spostamento della mostra di Capodimonte sui pittori spagnoli a Napoli: l’ex Ospedale di Santa Maria della Pace, con cui completiamo la visita di qualche anno fa  alla  Farmacia Storica degli Incurabili, entrambi parte integrante del Museo delle Arti Sanitarie.

Scendiamo dal  pullman  nei pressi di porta Capuana e di là, a breve distanza, saliamo lo scalone del  palazzo nobiliare donato dalla regina Giovanna al suo amante Sergianni Caracciolo, tramutato poi in ospedale dall’ordine ospedaliero spagnolo-portoghese di San Giovanni di Dio. La fortuna ci offre  una guida di eccezione per la visita  della sala del Lazzaretto, riaperta da poco al pubblico, il professor Gennaro Rispoli, chirurgo, ispiratore e direttore del Museo delle Arti Sanitarie. Con l’aiuto della  sua illustrazione colta e illuminante scopriamo il percorso espositivo della mostra “Pianeta Pandemia. Storie virali di contagi e rimedi “ (per augurare salute ai visitatori con lo spirito napoletano, sottolinea il prof. Rispoli). Pannelli, ricostruzione di ambienti (anche case di tolleranza con dovizia di particolari), oggetti e tanto altro, il tutto diviso in due sezioni (Storie di Epidemie e Storie di Vaccini). Un viaggio interessante nella storia della medicina e della ricerca scientifica. Straordinario é il contenitore, una sala immensa lunga quasi ottanta metri, con volta affrescata e raffigurazioni di Vergine e Santi; notevoli il ballatoio che corre lungo le pareti laterali e  che consentiva al personale di somministrare agli infettivi viveri e medicine tenendosene a debita distanza; la maschera dal lungo becco adunco che veniva indossata dai medici curanti, e che che conteneva erbe curative che si pensava filtrassero aria infetta; il presepe con pastori malati e medici in costumi  settecenteschi, e tanto altro. E qui Maria, la nostra guida, ci affascina con la sua bella voce impostata cantandoci un classico napoletano, “Era di maggio”. La visita prosegue, si arriva al Covid 19, che tanto brutalmente ha inciso nelle nostre vite: emerge, dalle parole del prof. Rispoli, una considerazione che non si può che condividere, sulla difficoltà costante, nel tempo, di gestire  le emergenze  attraverso la difficile e complessa cooperazione tra scienza medica e  autorità politica.

Nel nostro gruppo ci sono anche dei medici che intervengono scambiando col prof. Rispoli commenti e notizie sui comuni colleghi. Il direttore dell’Hotel-Dieu di Parigi, uno degli ospedali storici più antichi al mondo, tuttora in attività, è venuto a visitare la Sala del Lazzaretto rimanendone fortemente affascinato. In questo luogo così particolare é stata girata, per suggerimento del prof. Rispoli, la fiction “L’amore che guarisce” (protagonista Giuseppe Fiorello) dedicato alla vita di Giuseppe Moscati, il medico dei poveri proclamato santo. 

Dall’ex Ospedale della Pace a Santa Caterina a Formiello, ultima nostra meta partenopea. 

E’ un complesso ben articolato, con la chiesa rinascimental-barocca, l’antico lanificio ormai dismesso, unico esempio di archeologia industriale borbonica nella città rispetto a San Leucio, il chiostro rivitalizzato dalla fondazione Made in Cloister con mostre di arte contemporanea, ora con la mostra Composing Bioethical Choices dell’ucraino Aljoscha , una denuncia della guerra, realizzata nei primi mesi di conflitto con gli studenti delle scuole di Kiev.

Nel viaggio di ritorno sostiamo a Vallesaccarda, dove il grande  Minicuccio ha apparecchiato per noi la tavola del pranzo, ricca, varia e gustosa  come  sempre.