11 ottobre 2021

Laura Forti, “L’Acrobata”, Giuntina, 2019. Proposto da Isa Bergamini

di Isa Bergamini

E‘ la biografia elaborata dalla scrittrice, di una famiglia ebraica che attraversa il secolo e i continenti.  Racconta un dramma esemplare nel Cile violato dalla dittatura, attraverso il soliloquio introspettivo di grande intensità di una donna.

Si affacciano molti temi importanti per problematicità  e forza di coinvolgimento: la questione ebraica; l’esilio e le separazioni; la nascita di una figlia fragile che travolge la vita di una famiglia; l’influenza e la responsabilità storica e culturale dei movimenti di destra latino-americani; I movimenti marxisti dei giovani ed in particolare la loro matrice nella tradizione ebraica; la difficoltà di decidere da parte di una madre, se interferire nelle scelte di vita di un figlio anche quando possono metter in pericolo la vita stessa; il ricordo di un vissuto che si vorrebbe seppellire e che ritorna con forza nel momento in cui con la consapevolezza di essere arrivata a fine vita, la protagonista sceglie di raccontare e scrivere la sua testimonianza, perché il ricordo si faccia nuovamente vita nel passaggio di testimone a chi continuerà a tenerlo vivo.

Acrobata è il nipote che ha scelto di fare l’acrobata-pagliaccio nel circo e su un filo attende di sapere, acrobata é stato il figlio sul filo fra vita e morte nelle sua difficile e drammatica vita e acrobata é anche la nonna che scrive, fra il suo buio dolore per la morte del figlio e la forza della positività che ha sempre sentito nella sua vita.

Il libro é scritto con una affinata scrittura tutta femminile che si rivela in particolare quando fa sentire quanto sia veramente ancestrale il rapporto di una madre con un figlio e i fili che li legano anche con la struggente consapevolezza della separazione, dello strappo, del taglio, che avviene numerose volte nel tempo di una vita, di quel cordone ombelicale che pur sempre lascia un segno, una ferita, una cicatrice ad entrambi.

Altrettanto importante é il tema dell’oblio, come elemento della nostra vita e non rifugio dall’ossessione del passato, l’oblio che serve a rielaborare la vita passata nel ricordo per raccontarla. Il racconto  della nonna non avviene a voce ma attraverso la rielaborazione della scrittura trasfigurando così la vita vissuta in quella forma di oblio che é il ricordo.

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Breve nota a cura di Isa Bergamini dopo l’incontro del gruppo di lettura:

Ad inizio del nostro incontro abbiamo ricordato che il 5 ottobre 1988 un plebiscito in Cile,  determinò dopo 15 anni, la fine della brutale dittatura di Augusto Pinochet e si è ricordato anche il lucido, profondo e applauditissimo discorso di Salvador Allende all’ONU nel dicembre 1972, solo 9 mesi prima del colpo di Stato che determinerà la fine della vita democratica in Cile.

Il libro denso di tematiche, con una scrittura forte e profondamente femminile, è risultato interessante, coinvolgente e intenso. La biografia elaborata da Laura Forti,  di una famiglia ebrea che attraversa il secolo e i continenti, racconta un dramma esemplare nel Cile violato dalla dittatura, attraverso il soliloquio introspettivo di grande intensità di una donna.

Si affacciano in queste pagine molti temi importanti per la loro problematicità e per la forza nel coinvolgimento di chi legge, fra i quali: la questione ebraica; l’esilio e le separazioni; la nascita di una figlia fragile che travolge la vita di una famiglia; l’influenza e la responsabilità storica e culturale dei movimenti di destra latino-americani; i movimenti marxisti dei giovani ed in particolare la loro matrice nella tradizione ebraica;  la difficoltà di decidere da parte di una madre, se interferire nelle scelte di vita di un figlio anche quando possono metterne in pericolo la vita stessa; il ricordo di un vissuto che si vorrebbe seppellire e che ritorna con forza vitale nel momento in cui con la consapevolezza di essere arrivata a fine vita, la protagonista sceglie di raccontare e scrivere la sua testimonianza, perché il ricordo si faccia nuovamente vita nel passaggio di testimone a chi continuerà a tenerlo vivo.

Si è anche parlato dello spettacolo a cura del Teatro dell’Elfo, la puntuale regia di Elio De Capitani con una grande Cristina Crippa e il bravo Alessandro Brini Ocaña, visibile su Raiplay, se ne è sottolineata la grande efficacia nel tradurre un racconto in un testo per il teatro, rispettandolo nelle sue pagine e articolandolo con sapienza per le esigenze della rappresentazione.

Sono stati citati i seguenti libri:

Le vene aperte dell’America Latina, Eduardo Galeano, Sperling&Kupfer, 1997

La solitudine del sovversivo, Marco Bechis, Guanda, 2021

Funes, l’uomo della memoria, in Finzioni, Jorge Luis Borges, Adelphi, 2003

Gli abusi della memoria, Tzvetan Todorov, Meltemi, 2018