“Bagliori a San Pietroburgo”, di Jan Brokken
Attività 2024 - 2025, Commenti e riflessioni14 gennaio 2025
Jan Brokken, “Bagliori a San Pietroburgo“, traduzione di C. Cozzi e C. Di Palermo, Ed. Iperborea, 2017
proposto da Patrizia Ripa
di Patrizia Ripa
JAN BROKKEN, scrittore e viaggiatore olandese, noto per la sua capacità di raccontare le vite di personaggi fuori dall’ordinario e quelle dei grandi protagonisti del mondo letterario e musicale, ma soprattutto noto per essere un grande conoscitore delle anime russe, ci descrive in questo suo scritto il suo viaggio nella città di San Pietroburgo, l’allora Leningrado, che visita nel 1975, patria splendente e malinconica di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti, culla della ribellione agli zar e poi al regime sovietico in nome della libertà dell’arte e dello spirito. In questo libro, difficile da definire perché non è un saggio, ma neanche un romanzo, ci fa ripercorrere tutte le strade e i luoghi in cui hanno vissuto i grandi talenti e ci conduce sulle tracce dei personaggi che hanno reso Pietroburgo una capitale mitica della cultura europea.
Un viaggio che parte dalla raffinatissima Anna Achmatova, che sembra quasi personificare l’elegante fierezza della città. Ci documenta i luoghi visitati, anche con immagini, tra cui quella della statua maestosa di questa poetessa, alta, regale, che è di fronte al carcere Kretstji dove sostava in attesa di avere notizie del figlio dissidente che fu incarcerato per 20 anni. Ci fa poi proseguire il suo percorso soffermandosi sui luoghi che caratterizzano l’avventura umana e poetica di Dostoevskij e poi Gogol’, Solženicyn; i radicali Stravinskij e Malevič e i tormentati Čajkovskij e Šostakovič; gli espatriati Brodskij, Rachmaninov e Nabokov e l’inquieto Esenin, il «Rimbaud russo» che conquistò Isadora Duncan; il principe dandy Jusupov, che assassinò Rasputin e fuggì a Parigi con un Rembrandt sottobraccio e la pianista Marija Judina, che seppur ebrea e dissidente, ottenne con la sua musica l’eterno favore di Stalin.
Attraverso ricordi, citazioni e frammenti di vita, Brokken compone un ritratto impressionista della città della nostalgia e del confronto tra l’arte e il potere, dove Mandel’štam ebbe a dire: «Solo da noi hanno rispetto per la poesia, visto che uccidono in suo nome.» Tutti fuggivano dalla Russia e da San Pietroburgo che ha rappresentato la Parigi dell’Est, la città della libertà, dell’arte. E quando lasciavano la città, per molti significava “non essere più da nessuna parte”.
Un viaggio nell’anima di questi grandi intellettuali, oltre che una carrellata dei luoghi di interesse che vengono menzionati in rapporto al loro vissuto personale, fatto spesso di sofferenze e di contrasti, in questa affascinante e contraddittoria città.
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Breve nota a cura di Vanda Morano, dopo l’incontro del gruppo di lettura.
Cenni biografici di introduzione hanno inquadrato l’Autore: scrittore, viaggiatore olandese, profondo conoscitore della cultura russa.
La lettura del libro ‘Bagliori di San Pietroburgo’ ci ha proposto un viaggio letterario attraverso le strade, i palazzi di una città che sembra costruita per raccontare storie. Ogni angolo di San Pietroburgo sembra pulsare di vita e di storia. Sia chi ha visitato la città che chi non la conosce ha scoperto segreti e meraviglie, ha incontrato lo spirito indomito di Anna Achmatova e le vicende biografiche di molti intellettuali che hanno avuto un rapporto difficile con il potere tra la fine dell’ottocento e la seconda guerra mondiale.
Il libro è stato definito ’un flusso di coscienza attraverso una città’. Il gruppo di lettura ha sottolineato la capacità di Brokken di intrecciare sapientemente la storia con la narrazione personale e di mostrare come la città può diventare un palcoscenico per la memoria.
Ad un gradimento complessivo del libro si è contrapposta una valutazione più tiepida da parte di due persone che preferiscono un altro genere di racconto.
Libri citati:
Jan Brokken: Nella casa del pianista, Anime Baltiche, Il giardino dei cosacchi, La suite di Giava.
Anna Achmatova: La corsa del tempo.
Paolo Nori: Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova, Sanguina ancora.
Italo Calvino: Le città invisibili.
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Breve nota a cura di Luciana Cusmano, dopo l’incontro del gruppo di lettura.
Il mondo russo si è rivelato nel tempo un interesse prevalente nella produzione di J.Brokken, che a questo argomento ha dedicato quattro pubblicazioni: “Nella casa del pianista” (2008), “Anime baltiche” (2010), ”Il giardino dei cosacchi”(2015) e “Bagliori a San Pietroburgo”(2016).
Olga, la madre di Brokken, figura fondamentale per la sua formazione (a lei è dedicato il libro “La suite di Giava”,2021), apparteneva ad una delle tante famiglie che alla fine dell’Ottocento avevano scelto di abbandonare la Russia, stabilendosi in Olanda (a Leida). Durante i lunghi anni di una malattia, che gli impedì di leggere fino ai trenta anni, l’Autore fu intrattenuto dalla madre con la lettura della narrativa russa. La conoscenza della musica e del pianoforte fu il secondo lascito culturale della madre al figlio, anche questa componente identitaria della produzione di Brokken.
“Bagliori a San Pietroburgo”si sviluppa come confronto tra i due viaggi in Russia fatti dall’autore ventiseienne nel 1975 e, a distanza di trenta anni, nel 2015. La copertina esibisce un ritratto della poetessa Anna Achmatova (1914), di mano del pittore Natan Isaevich Al’tman (Ucraina 1889-San Pietroburgo 1970), e i versi in esergo appartengono al poeta Osip Maldel’stam (1891-1938). Due personalità frequentemente citate nel libro. Alla Achmatova, in particolare, Brokken dedica i primi quattro paragrafi.
Il libro è molto più di un colto stradario di San Pietroburgo. La mappa segue il percorso intellettuale e storico dell’Autore, che partendo, come sempre nei suoi libri, da una strabiliante conoscenza documentaria, fotografa le terribili vicende biografiche dell’intellighenzia russa tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale, consapevole che l’opposizione al potere in Russia è avvenuta sempre attraverso la letteratura, la poesia, la musica, il teatro: ogni esperienza artistica è stata un’esperienza politica. Queste sono state la voce di tutto il popolo russo.
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