25 febbraio 2025

Sàndor Màrai, “Bebi il primo amore“, traduzione di Laura Sgarioto, Ed. Adelphi, 2024, pp 260

proposto da Elisa Cataldi

di Elisa Cataldi

Un primo Marai, ma già magistrale. Aveva solo 28 anni Sàndor Marài quando scrisse “Bebi, il primo amore”, il suo primo romanzo nel quale fa un’analisi psicologica profonda e articolata del protagonista, un attempato professore di latino ingabbiato da sempre in rituali monotoni, in abitudini asfittiche che se da un lato lo rassicurano, dall’altro gli impediscono una vita gratificante ed armonica. Il disagio di un uomo maturo, la consapevolezza del tempo trascorso e delle occasioni perdute che non torneranno più, sono espresse nella forma di un monologo lungo e fortemente introspettivo, con una tensione crescente fino all’esito tragico.

Una crosta di difesa apparentemente tenace che dura però solo fino al momento in cui sopravvengono alcuni stimoli capaci di infrangerla, aprendo uno spiraglio verso nuove emozioni ed inquietudini, che trascineranno il protagonista in un vortice, sempre più giù verso il baratro, senza che lui possa (o voglia) fermarsi.

Pagine dolci, struggenti, disperate. Un romanzo scritto in uno stile chiaro e preciso, che avvince, proponendoti infiniti stimoli alla riflessione.

Si percepisce, forte in queste pagine, l’impronta di quell’Impero Austro Ungarico sotto il quale, come l’Autore, era nato anche Freud.

____________________________________________________________________________________

Brevi note a cura di Roberta Ruggiero, dopo l’incontro del gruppo di lettura.

L‘incontro è stato vivace e stimolante, il libro ha conquistato tutte. Tutte hanno riconosciuto la sua importanza e la grandezza di Márai. Non è un caso che l‘Adelphi, importante casa editrice, di Márai ha pubblicato nel 2024 questa opera giovanile, riconoscendo in essa la maestria dell‘Autore e i temi della sua produzione matura.

Tutte, senza eccezioni, hanno elogiato lo stile della scrittura, la lingua chiara che evoca luoghi e personaggi in modo limpido. Tutte hanno sottolineato la capacità di far crescere la tensione nel lettore, portandolo ad un coinvolgimento totale e sofferto. Quasi tutte hanno anche cercato di entrare nel protagonista, svelandolo. Mentre l‘Autore più che fare diagnosi fa parlare le azioni e gli stati d’animo del suo “uomo senza qualità”, alcune lettrici, anche grazie a forti competenze psicologiche, lo hanno fatto.  Due o tre tra noi hanno puntato le loro analisi sul contesto, sui personaggi secondari.

Senza pretese tassonomiche, si è’ parlato di letteratura mittel-europea, sulle sue analisi introspettive e sulla sua capacità’ di adombrare dietro il crollo di un uomo, il tramonto di una epoca e un’alba altrettanto drammatica. 

Partendo dal lavoro del protagonista non sono mancate alcune riflessioni sull’educazione di ieri e di oggi.

Teorie citate: la psicoanalisi, il ciclo della vita di Erikson, analisi cliniche.

Opere citate:

Il racconto “Morte a Venezia” di Thomas Mann;

 “L’angelo azzurro“, Film di J. von Sternberg, tratto dal romanzo “Professor Unrat”, di Heinrich Mann;

Il romanzo “Stoner” di John Edward Williams;

L’antologia di “Spoon River”, di E Lee Masters.