14 ottobre 2025

Elizabeth Strout, “Olive Kitteridge“, traduzione di Silvia Castoldi, Ed. Fazi, 2009, pp. 381.

proposto da Isa Bergamini

di Isa Bergamini

Semplificando si potrebbe dire che è una raccolta di racconti, mentre è un unico affresco delle middle class del Maine di circa 40 anni fa. Olive è il file rouge che percorre tutte le pagine sia quando è in primo piano che quando attraversa o lambisce la storia degli altri della sua comunità. Forse è un’America che non esiste più e molto probabilmente non è neanche più riconosciuta come un mito, nella rivoluzione che in questo fine secolo e inizio del nuovo sta travolgendo modi, politiche e pensieri in tutto il mondo.

Elizabeth Strout rivela equilibrio e misura nel dosare presenze, temi drammatici o di comune convivenza in una narrazione che talvolta suggerisce senza nominare, con toni anche sommessi in un mondo dove uomini e donne sono travolti dalle tragedie della vita, però all’interno di una comunità, che certo non è capace di proteggerli, ma della quale fanno fortemente parte e al di fuori della quale si sentirebbero persi.

Olive Kitteridge con il suo disincantato modo di affrontare la vita con ironia e spesso in maniera ostica e ruvida, offre una descrizione realistica su temi che attraversano anche la nostra società, anche se lontana dal suo New England sia per la formazione culturale che per il paesaggio. Infatti è proprio il paesaggio un elemento molto presente e importante del libro, un protagonista con identità precisa sia nei suoi orizzonti che nei colori sfumati, che evocano la pittura di Edward Hopper.

Tutto il racconto nasce da una attenta costruzione, frutto di un’elaborazione rigorosa.

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Breve nota a cura di Elisa Cataldi, dopo l’incontro del gruppo di lettura.

Una lettura intensa e profonda che globalmente è piaciuta quasi a tutte.

Tredici racconti diversi in ognuno dei quali compare Olive Kitteridge che, in questo modo, si va progressivamente delineando nella sua forte personalità e nel suo carattere ruvido ed impulsivo. Un’attempata, corpulenta professoressa di matematica alle prese con problemi esistenziali, tematiche universali come i rapporti famigliari e sociali, il tempo che passa, l’accettazione di sé stesso e degli altri. Tempeste di rabbia si alternano con risate profonde. Una scrittrice che guarda le vite degli altri dall’esterno: può pertanto usare tutta quella ironia necessaria a stemperare atmosfere molto malinconiche e crepuscolari. Il ritratto di una donna, che conosce il dolore, la delusione, la perdita e che, nonostante le apparenze, troviamo stanca, sola e spaventata. Una protagonista che molte di noi hanno amato per la profonda genuinità e la forte umanità.

Vi si parla della banalità del quotidiano, del disfacimento dei legami famigliari, di amori sempre imperfetti ma in un tono sempre sommesso, senza enfasi. L’intero romanzo è ambientato a Crosby, un piccolo paese del Maine, una comunità asfittica nella quale tutti sanno tutto degli altri, un ambiente provinciale vagamente claustrofobico nel quale i personaggi si muovono con disinvoltura non immaginando neanche modi di vita più aperti, interessi che vadano minimamente oltre i loro bisogni primari. E’ stata messa a confronto con la provincia (Holt nel Colorado) nella quale Kent Haruf ambienta le sue storie, trovando quest’ultima ben più vitale e poetica. E poi c’è la natura che silenziosa ed immutabile osserva tutto e tutti.

Una scrittura lineare e raffinata. Una struttura molto originale che cattura ed avvince che però alcune di noi hanno trovato un po’ troppo costruita e artificiosa. E poi c’è l’ultima parte che per alcune di noi è un fastidioso “lieto fine”. Altre invece lo hanno visto come un guardarsi indietro, un passare in rassegna tutta la propria vita per capire che ogni momento avrebbe dovuto essere vissuto con maggiore consapevolezza e, per quanto difficile, sempre considerato un dono.

Sono stati citati:

  • Kent Haruf “Le nostre anime di notte
  • Edward Hopper “Ragazza nella barberia”, opera riprodotta in copertina (ediz. Fazi)
  • Serie Sky “Olive Kitteridge”, 4 episodi interpretati da Frances Mc Dormand