“L’imperatore di Portugallia”, di Selma Lagerlof
Attività 2024 - 2025, Commenti e riflessioni18 novembre 2025
Selma Lagerlof, “L’imperatore di Portugallia“, traduzione di Adamaria Terziani, Ed. Iperborea, 2014, pp. 288
proposto da Vanda Morano
di Vanda Morano
Selma Lagerlòf scrisse “L’imperatore di Portugallia” il 1914, cinque anni dopo aver vinto il premio Nobel. Nata nel Vàrmaland (Islanda), terra di laghi,di foreste e di tradizioni popolari, ci consegna una storia che attraversa il realismo contadino per diventare fiaba e documento storico insieme. Vari sono i personaggi: braccianti, proprietari terrieri, rappresentanti dell’autorità civile e di quella religiosa. Tessere di un mosaico che alla fine trova una sua definizione.
Al centro Jan, un semplice anaffettivo contadino che scopre la paternità come un’epifania. La nascita di quella che chiamerà Klara Gulla gli fa conoscere il senso della vita, la bellezza del mondo. Avverte che “chi non sente battere il cuore nel dolore o nella gioia non può di certo essere considerato un essere umano”. Padre e figlia vivono un rapporto simbiotico nel mondo arcaico delle Askedalar dove la natura è soverchiante, le distanze tra le case sono enormi e i valori rurali sono in crisi. Da questo mondo e da questo legame Klara, diventata molto bella, si libera andando in città dove conduce una vita dissoluta. Jan non tollera la frattura e si costruisce un mondo alternativo dove la figlia è principessa e lui il suo re. In questa follia non si perde, si salva. L’amore paterno diventa atto di resistenza, miracolo narrativo e ribellione contro il cinismo del mondo. Il ritorno di Klara Gulla, segnata dalla colpa, non spezza l’incanto. Jan non pretende redenzione, non giudica. Come afferma A. Terziani ”In un ultimo scambio d’amore il padre, che dalla figlia aveva avuto un giorno il dono di un cuore che batte, le farà ritrovare da morto, con una commozione nuova, la fede nella bontà della vita e una purezza d’animo che la trasfigura”. La salvezza, quindi, si ottiene non attraverso la giustizia ma con la grazia dell’amore.
Nel proporre questi temi la Lagerlof adotta una lingua semplice, vicina al racconto popolare, radicata nella tradizione contadina svedese; uno stile che noi purtroppo non possiamo cogliere pienamente nella traduzione in italiano.
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Breve nota a cura di Maria Grazia Toma, dopo l’incontro del gruppo di lettura.
Nell’incontro del 18 novembre il gruppo di lettura si è confrontato sul libro “L’imperatore di Portogallia” di Selma Lagerlöf, prima donna a vincere il Nobel per la letteratura nel 1909. Tutte sono rimaste incantate dalla descrizione dei paesaggi nordici, la natura fiabesca accompagna i diversi personaggi di stagione in stagione e nelle diverse situazioni della vita.
“L’imperatore di Portugallia” è un libro sull’amore nelle sue diverse declinazioni senza il quale non si vive.
Nella discussione sono emersi pareri contrastanti; alcune hanno evidenziato gli aspetti fantastici, fiabeschi, sottolineando l’aspetto positivo del racconto: Jan che diventa un visionario aiutando la sua comunità, la dignità che si manifesta, la religiosità che pervade il racconto. Molte altre, pur riconoscendo questi aspetti, hanno colto le note sottostanti: un amore ossessivo che però riconosce la libertà dell’altro; la solitudine e l’abbandono dei vecchi; la vita dura che Klara Gulla deve fare per vivere e guadagnare che la porta ad essere dura con i suoi, la paura di una punizione non trovandosi il corpo del padre. Anche il finale non è stato condiviso, per alcune troppo idealizzato, per altre contestuale alla narrazione.
Un libro bello per tutte, perché permette di conoscere realtà, culture e società molto diverse e poco conosciute.
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