“Figli, Figlie”, di Ivana Bodrozic
Attività 2024 - 2025, Commenti e riflessioni, Flash, notizie17 giugno 2025
Ivana Bodrozic, “Figli, figlie”, traduzione di Estera Miocic, Ed. Sellerio, 2023, pp.276.
Ha condotto Carmela.
di Maria Grazia Toma
Libro ritenuto da tutte complesso, duro, respingente per alcune. Affronta tematiche generali che riguardano l’autodeterminazione, la ricerca di un’identità di genere ma anche di una affermazione personale.
Il romanzo racconta la violenza di una società patriarcale in cui sono schiavi e dominatori sia gli uomini che le donne, ognuno esercita il suo potere. Romanzo a tre voci complesso e difficile da capire se non a fine lettura quando il vissuto di ognuno si interseca con gli altri e permette di comprendere la storia nel suo insieme. Lucia, completamente paralizzata, è capace di esprimersi solo con il movimento delle palpebre. In questa condizione ripercorre la sua vita trovando gli elementi per capirla; bloccata delle convenzioni sociali sin da piccola, non è in grado di vivere pienamente il suo amore per Dorian e tenta il suicidio. Dorian, vessato dall’infanzia perché vive in un corpo che non sente come suo, ha però il coraggio di affrontare il percorso di transizione mantenendo la sua sensibilità femminile. La madre di Lucia che con il suo racconto ci permette di ricostruire l’unità della storia. Ha anche lei subito sin da piccola la violenza del padre, poi sposata, dei suoceri vivendo con loro. Il marito succube dei genitori, non si ribella al padre che picchia il figlio né alla madre che lo spinge ad arruolarsi. La catena della violenza e della sopraffazione continua anche nel fratello di Lucia. In seguito all’incidente della figlia la madre si riappropria di lei che aveva cercato di sfuggire alla rete familiare, esercita nuovamente il suo potere.
Libro di solitudine, incomprensione, duro, con una scrittura essenziale diretta che ha suscitato emozioni forti, forse non piacevoli, ma sicuramente vere. Tutte abbiamo avuto una certa difficoltà emotiva a leggerlo e tutte abbiamo sottolineato l’importanza dei temi che Ivana Bodrozic affronta e il buon livello della scrittura e della traduzione.
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riflessioni di Roberta Ruggiero
Tre vite diversamente imprigionate, da un incidente invalidante, dalla diversità, dalla violenza e dall’ignoranza. Tre voci raccontano questi vincoli e anelano ad una liberazione. Ancora tre donne legate tra loro dall’amore e dalle sue conseguenze positive e negative.
Il mio “dialogo” con questo libro è stato faticoso e intenso, la cappa di dolore che trasuda ha finito per avvolgere anche me, a volte togliendomi il fiato. L’Autrice racconta questi drammi senza cedere alla retorica o al pietismo, mette i fatti uno dopo l’altro riuscendo a farceli rivivere. Sicuramente è un’opera interessante e valida tanto per i contenuti che propone, quanto per lo stile con cui li racconta.
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riflessioni di Vera Meneghello
Libro denso, potente, doloroso, un pugno nello stomaco difficile da digerire, ma ricco di contenuti profondi e carichi emotivamente. I numerosi temi trattati riguardano problematiche di natura sociale e culturale oltre che psicologiche tremendamente attuali, viste però con sguardo impietoso e senza filtro alcuno. Si parla di ricerca di identità, di cultura del rispetto del corpo sul quale spesso decidono altri secondo ruoli codificati dalla cultura patriarcale, si parla di transizione di genere, di difficoltà di accettazione del diverso, dell’importanza dei riconoscimenti affettivi.
Raccontando la storia di tre donne, l’Autrice fa emergere tre modi diversi di essere donne ma accomunati dalla sofferenza e dalla mancata libertà di disporre di sé, della propria autonomia e del proprio corpo. E’ un triangolo drammatico di donne che racconta, ciascuna con le sue ragioni, amarezze, solitudini, torti subiti, paure, egoismi, violenze in modo crudo, senza sconti, a volte anche in modo alquanto disgustoso. Le situazioni descritte possono avere una ricaduta emotivamente intensa sul lettore.
A me, personalmente, hanno creato angoscia, rifiuto, ribellione per la durezza del linguaggio e le ingiustizie perpetrate. Il libro sembra essere un disperato e sofferente atto di denuncia della condizione femminile in generale ma anche una presa di coscienza di quanto le discriminazioni, il mancato rispetto, i soprusi, le violenze subite o assistite, cioè i traumi vissuti nell’infanzia siano determinanti nella costruzione del Sé durante tutto l’arco della vita. Ritengo, però, che l’intensità degli argomenti non sia sempre accompagnata da uno stile narrativo coerente fra le tre parti. Mentre nella prima parte, la più corposa, l’Autrice sembra utilizzare uno stile sofisticato e cerebrale che richiede una seconda lettura per comprendere, nella seconda, forse per la difficoltà dell’argomento trattato, sembra più evanescente, di scarso respiro, non sempre chiaro nella soggettivazione di chi parla, meritevole forse di più approfondimenti; infine nella terza parte, invece, emerge una narrazione lineare, nitida, ben costruita, logica nelle argomentazioni e nelle connessioni causali, decisamente godibile.
Sicuramente è un libro intenso perché parla anche d’amore, non di quello che si dà ma di quello che non si è avuto. E’ però un libro da leggere e maneggiare con cautela ossia a mente e animo sereni e sgombri.
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